Libano: Hezbollah ammette la sconfitta elettorale

 
Emanuel Baroz
8 giugno 2009
1 commento

LIBANO: HEZBOLLAH AMMETTE SCONFITTA

hizballah(AGI) – Beirut, 8 giu. – Hezbollah ammette la sconfitta nelle elezioni in Libano e lancia un appello alla collaborazione con la coalizione libanese filo-occidentale e antisiriana “14 marzo”. Dopo che per tutta la notte i sostenitori di Saad Hariri – figlio dell’ex premier assassinato Rafiq – hanno festeggiato la vittoria, il gruppo sciita ha riconosciuto che “l’opposizione continua a essere opposizione”.

“La specificita’ del Libano e’ nella sua diversita'” ha detto il deputato del movimento sciita Hassan Fadlallah, chiamando alla collaborazione tra le 19 comunita’ religiose, “non c’e’ ne’ maggioranza ne’ minoranza”. Secondo la tv Al Manar, Hezbollah avra’ 58 seggi contro i 70 del partito di Hariri. La pagina web di An Nahar attribuisce al patriarca cristiano maronita Nasrala Sfeir il ruolo di “padrino” della vittoria di “14 Marzo”.

Sabato scorso il leader religioso della comunita’ cristiana piu’ importante del Libano ha messo in guardia dalla minaccia all’identita’ del Paese rapprsentata proprio da Hezbollah. La sconfitta e’ stata riconosciuta anche dall’ex presidente Michel Aoun, cristiano-maronita, ma esponente dell’alleanza filo Damasco guidata dagli sciiti di Hezbollah. “Abbiamo perso”, ha detto Aoun e “Accettiamo il risultato come la volonta’ del popolo libanese”. Si tratta di un duro colpo alla Siria e all’Iran, sostenitori della coalizione guidata da Hezbollah.

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Commento

  • #1Emanuel Baroz

    Libano al voto: Hezbollah ‘perde’ ma è sempre il più forte

    di Lorenzo Trombetta

    In attesa dei risultati elettorali iraniani, si celebra in Libano la vittoria di misura della coalizione appoggiata dagli Usa e dall’Arabia Saudita. Ma i lealisti un tempo ‘anti-siriani’ per vincere si sono in parte appoggiati al notabilato vicino a Damasco. La vittoria del cristiano Aoun, grazie agli sciiti di Hezbollah, che rimane all’opposizione.

    I risultati delle elezioni legislative libanesi disegnano una mappa del Libano apparentemente diviso in due, come del resto lo era prima delle votazioni.

    Il blocco guidato dal partito della famiglia Hariri e sostenuto da Stati Uniti e Arabia Saudita si assicura una esigua maggioranza parlamentare (71 seggi su 128 totali), difendendo il suo primato nei porti principali (Beirut, Tripoli, Sidone), nel nord, nella parte centrale della valle orientale della Beqaa, nelle montagne druse dello Shuf.

    La coalizione guidata da Hezbollah e composta tra gli altri dal partito del leader cristiano Michel Aoun non conquista la maggioranza dell’assemblea, come alcuni analisti avevano previsto, ma rimane comunque ben radicata nel Paese, consolidando la propria posizione nelle rispettive roccaforti: il sud (Hezbollah-Amal), nel nord della Beqaa (Hezbollah), in parte del Monte Libano cristiano (Aoun).

    La chiave della vittoria elettorale dei filo-occidentali è da ricercare nella battaglia di Zahle, principale centro cattolico della Beqaa. La lista appoggiata da Hezbollah e dagli aounisti, dominata da uno dei “signori” di Zahle, Elias Skaff, è stata spazzata via da quella rivale messa in campo dall’alleanza sunno-cristiana formata dal partito Mustaqbal (Hariri) e dal duo Forze libanesi-Falangi.

    Lì sono stati persi – o vinti – sette seggi fondamentali per riequilibrare le sorti di una contesa da tutti definita “all’ultimo voto”. La sconfitta/vittoria di Zahle è esemplare per illustrare uno degli aspetti che hanno caratterizzato il riposizionamento pre-elettorale delle diverse formazioni rivali.

    Si è andati al voto con una versione modificata della legge elettorale del 1962 che prevede, tra l’altro la suddivisione dei distretti elettorali sulla base di ristrette circoscrizioni amministrative piuttosto che sulle macro-regioni delle precedenti consultazioni.

    Questo ha facilitato l’emergere, in termini elettorali, del ruolo forte del notabilato locale, radicato e ben rappresentato nelle diverse circoscrizioni. A livello regionale, intanto, nei mesi scorsi si è registrato un riavvicinamento delle posizioni tra alleati libanesi della Siria e quelli dell’Arabia Saudita.

    La forza del notabilato e il diverso clima di “riconciliazione” siro-saudita hanno preparato il terreno alla creazione di liste di “riconciliazione” tra esponenti fino all’altro ieri rivali, se non acerrimi nemici.

    Così è avvenuto a Tripoli e in tutto il depresso nord (Akkar), dove Hariri, sostenuto da Riyad, ha chiesto l’appoggio del potente uomo d’affari ed ex premier Najib Miqati, vicino alla Siria, per comporre un “listone blindato”, che ha di fatto escluso nomi eccellenti del riformismo locale, assicurando una vittoria “in blocco” del ’14 marzo’.

    Un ’14 marzo’ spurio però, non più connotato come negli anni scorsi apertamente contro l’influenza siriana in Libano. Anche nell’Akkar, dove una minoranza alawita da decenni assicura una base di potere al vicino regime siriano dominato da clan alawiti, i ‘rossi’ del ’14 marzo’ hanno stravinto contro candidati rivali. Proprio grazie a un accordo tra notabilato non di certo ostile a Damasco e la potente macchina elettorale di Hariri, oleata di petroldollari sauditi.

    Questo non è avvenuto però a Zahle, dove Skaff (il notabile locale) ha scelto di ‘blindarsi’ nel ‘listone’ Hezbollah-Aoun. Ma i loro avversari sunniti e cristiani sono stati più bravi (e più numerosi) a fermare l’avanzata “arancione” aounista nella Beqaa.

    Un altro dato interessante è il consolidamento della posizione di Aoun nelle regioni cristiane, grazie anche alla forza degli elettorato sciita pro-Hezbollah.

    “Il generale” ha confermato di tenere in pugno tutto il Kasrawan (parte meridionale del Monte Libano cristiano), ma la sua vittoria nel distretto di Jezzin (frontiera cristiana prima della marea meridionale sciita), nelle montagne di Jbeil (a nord di Jbeil) e in quello di Baabda (che comprende amministrativamente la periferia meridionale di Beirut, un tempo cristiana ora roccaforte del Partito di Dio), è dovuta essenzialmente alla mobilitazione in salsa “orange” degli sciiti fedeli alla “Resistenza” (sinonimo di Hezbollah).

    Aoun, nonostante rimanga all’opposizione, può oggi dire di essere il primo rappresentante dei cristiani libanesi (rispetto all’ex signore della guerra e acerrimo rivale Samir Geagea, Forze libanesi), ma di certo si asterrà dal dire che è tale grazie, anche, ai voti degli sciiti (che a Jezzin hanno preferito votare Aoun piuttosto che i loro correligionari di Amal).

    Su tutto, il fatto che Hezbollah (assieme ad Amal) non abbia strappato la maggioranza ai loro avversari non deve far pensare che la sua forza politica, sociale, e tantomeno militare, sia oggi ridimensionata. In attesa di vedere quel che decideranno le urne in Iran, il Libano si prepara a una nuova battaglia politica: la formazione di un governo che già in molti invocano dovrà essere “di unità nazionale”..

    http://temi.repubblica.it/limes/libano-al-voto-hezbollah-perde-ma-e-sempre-il-piu-forte/4929

    9 Giu 2009, 10:43 Rispondi|Quota