Gaza: la gestione degli aiuti umanitari da parte di Hamas

 
Emanuel Baroz
15 maggio 2010
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Gli aiuti umanitari li gestisce Hamas

di Dimitri Buffa

aiuti-umanitari-gaza-hamas-focus-on-israelA Gaza nel 2009 sono arrivati aiuti umanitari pari al 900 per cento in più di quelli degli anni precedenti, segno che Israele sta facendo passare quasi tutto. Ciò nonostante Hamas, aiutato in ciò dall’ignavia quando non dalla complicità della maggior parte delle quasi 600 ong operanti nella Striscia, continua ad affamare la popolazione e a riservare per sé la maggior parte dei privilegi economici ed alimentari, utilizzando gli aiuti come arma di ricatto per convincer tutti a stare dalla parte del terrorismo islamico. E taglieggiando i commercianti nella stessa maniera con cui operano in Sicilia, Calabria e Campania, la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra.

Tutto nero su bianco in un rapporto intitolato “Gaza 2010”, redatto dalla ong Secondo Protocollo, e segnatamente dalla operatrice umanitaria Miriam Bolaffi. Il rapporto integrale contenente i nomi dei testimoni e delle Ong che hanno partecipato alla stesura dello studio oltre ad altre informazioni riservate e non divulgabili è stato inviato in data 23 aprile 2010 alle Nazioni Unite, all’ufficio per gli affari umanitari dell’Unione Europea e a diversi Stati donatori. Tra cui l’Italia.

Si legge, nelle “conclusioni” di questo testo di una ventina di pagine, che “L’Opinione” ha potuto vedere in esclusiva, che “nonostante il considerevole aumento degli aiuti umanitari immessi nella Striscia di Gaza durante il 2009 e nei primi mesi del 2010, la popolazione continua a non beneficiarne. Le Ong, gli organismi internazionali e le associazioni non fanno niente per impedire ad Hamas di controllare il flusso e la distribuzione degli aiuti umanitari, anzi, in alcuni casi si possono considerare “compiacenti” cedendo volontariamente al gruppo terrorista il controllo degli aiuti in cambio del permesso di rimanere nella Striscia di Gaza come “presenza passiva” volta più che altro a portare molti benefici di immagine ad Hamas e pochi benefici diretti alla popolazione”.

“Su questo – si legge nel rapporto – il silenzio delle Ong presenti nella Striscia di Gaza, unito al silenzio sulla destinazione finale degli aiuti umanitari, pesa come un macigno”. Il fatto stesso che negli ultimi mesi “le richieste di trasferirsi in Cisgiordania da parte di residenti a Gaza siano aumentate enormemente” la dice lunga sulla condizione di vita della popolazione palestinese della Striscia di Gaza”.

“All’irrigidimento negli ultimi mesi da parte di alcuni paesi donatori per quanto riguarda l’invio di aiuti umanitari e all’aumentato controllo da parte dell’Egitto sul mercato clandestino che passa attraverso i tunnel disseminati ovunque lungo il confine tra Gaza ed Egitto – si legge ancora nel rapporto di Secondo Protocollo – Hamas ha risposto con l’introduzione di una tassa estorsiva diretta a tutti quei commercianti che non sono affigliati al meccanismo degli aiuti umanitari e che per la loro struttura non dipendono dall’ingresso di materiale clandestino attraverso i tunnel”.

Secondo molte testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza, la maggioranza della popolazione non voterebbe per Hamas se si dovesse andare a nuove elezioni mentre la maggioranza di coloro che li ha votati nelle elezioni del 2006 non lo rifarebbe e “dissente fortemente dalla linea politica di Hamas anche se non lo può fare apertamente”. Per quanto riguarda le Ong presenti nella Striscia di Gaza, il giudizio di Secondo Protocollo è chiaro e forte: “sembrano più intente a fare politica pro Hamas, piuttosto che a sostenere la popolazione in difficoltà o a implementare progetti di sviluppo pur avendone i mezzi”.

Hamas inoltre non ha dato alcuna spiegazione “in merito al matrimonio collettivo tenutosi a Gaza il 30 luglio 2009″, dove, “secondo immagini e testimonianze, uomini adulti di Hamas avrebbero preso in sposa bambine in tenera età”. Il quadro che emerge da questa indagine “è una Striscia di Gaza spaccata in due, dove da un lato vi è la maggioranza della popolazione letteralmente prigioniera di Hamas e senza alcuna prospettiva per il futuro, mentre dall’altro vi è una forte minoranza rappresentata da Hamas che vive tra il lusso e senza alcuna privazione”. Anche l’economia della Striscia di Gaza risente di questo “doppio binario”, “per cui ci troviamo di fronte ad un settore economico anche questo diviso in due, con una ‘economia di Gaza’ che è quella della gente che tenta di sopravvivere, ed una ‘economia di Hamas’, completamente diversa da quella di Gaza e volta sostanzialmente a garantire i privilegi alla nomenclatura di Hamas e ai suoi affigliati ai vari livelli”. L’embargo e le limitazioni imposte da Israele (e anche da parte dall’Egitto) per ragioni di sicurezza, hanno poca influenza. Hamas “usa in maniera strumentale dette limitazioni come una vera e propria arma politica appoggiato in questo dalla buona parte delle Ong”.

Il rapporto si chiude con una dura reprimenda proprio verso le ong: “Ci risulta onestamente difficilmente credibile che chi è sul territorio non veda questa situazione e che, soprattutto, non la denunci. Ci risulta difficile soprattutto accettare l’idea che gli aiuti umanitari composti principalmente da ‘materiale atto a soddisfare i bisogni primari della popolazione vengano sistematicamente consegnati e fatti gestire ad Hamas”. Adesso chi ha orecchie per intendere intenda, perché in questo rapporto alla immaginazione viene lasciato ben poco.

(Fonte: L’Opinione, 11 maggio 2010)

Nella foto: dei bidoni contenenti fosforo trovati tra gli aiuti umanitari per Gaza, fermati alla frontiera dai soldati israeliani nel Giugno 2009

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