La fragilità di Israele

 
Emanuel Baroz
4 giugno 2010
8 commenti

ERRORI SI’, MA TROPPA OSTILITA’

La fragilità di Israele

di Angelo Panebianco

freedom-flotilla-focus-on-israelE’un noto circolo vizioso: l’ossessiva, e di per sé giustificata, ricerca di sicurezza da parte di chi vive in costante pericolo, può indurlo in errori che ne accrescono ancor di più l’insicurezza. È capitato ad Israele. Cadendo stupidamente nella trappola preparata dai simpatizzanti di Hamas e spargendo sangue, il governo israeliano ha fatto un regalo ai suoi nemici (e sarà un bene se ne pagherà il conto sul piano elettorale). E ha dato altra linfa alla generale ostilità per Israele, l’unico Paese al quale non si perdona niente.

Pur essendo anche l’unico Paese che vive in permanente stato d’assedio dalla sua fondazione. Nulla misura la «popolarità» di Israele meglio dell’atteggiamento delle Nazioni Unite. Dove si passa spesso sopra ai delitti di qualunque sanguinario regime ma mai a quelli, veri o presunti, della democrazia israeliana. Lo si chiami pure lapsus freudiano ma molti ricordano la mappa del Medio Oriente che faceva mostra di sé all’Onu e sulla quale non v’era traccia di Israele. La volontà della maggioranza del Consiglio per i diritti umani di metterlo oggi sotto inchiesta (con i soli voti contrari di Stati Uniti, Italia e Olanda) è in linea con una consolidata tradizione onusiana di ostilità preconcetta verso quello Stato.

Alessandro Piperno (Corriere, 2 giugno) ha dato un giudizio che merita attenzione sui sentimenti odierni degli israeliani: «Mi sono fatto l’idea — scrive — che Israele sia un Paese in cui la gente, più o meno consapevolmente, si sente spacciata (…) Forse hanno capito di poter vincere qualche altra battaglia ma che alla lunga la guerra sarà perduta. Hanno constatato che la violenza non è più utile alla causa di quanto lo sia stata l’utopia del dialogo ».

Contro la sopravvivenza di Israele giocano tre forze: la demografia, la geo-politica e i sentimenti di ostilità di tanta parte del mondo (rilevanti pezzi di Europa inclusi). La demografia, ossia i differenti tassi di crescita della popolazione ebraica e di quella arabo- israeliana. La geo-politica, ossia il declino della potenza americana e i suoi effetti sul Medio Oriente. La rottura dell’alleanza fra Turchia e Israele è parte di un più generale distacco dello Stato turco dal mondo occidentale, accelerato dalla perdita di potenza degli Stati Uniti. Israele ha fin qui dovuto la sopravvivenza alle sue armi e alla protezione statunitense. Se quest’ultima si indebolirà, le armi non basteranno ad assicurare la salvezza.

C’è poi l’avversione di tanta parte dell’opinione pubblica mondiale. Chi finge che il pregiudizio antisemita non c’entri nulla deve spiegare questa mancanza di equanimità verso la democrazia israeliana. E deve spiegare perché la legittima difesa dei palestinesi si accompagni spesso alla cecità di fronte alla natura dei movimenti islamisti e alla ferocia dei nemici di Israele. Ricordo una lettera che mi inviò un tale a seguito di un articolo sul conflitto arabo-israeliano. Dopo avermi accusato di negare l’evidenza, ossia la «natura criminale» di Israele, quel tale concludeva con una domanda: «Ma perché difende Israele, lei che non è nemmeno ebreo?».

Checché ne dicano i suoi nemici, Israele è una realtà fragile, precaria. Se un giorno venisse distrutto c’è chi brinderebbe anche in Europa. Ma quella tragedia anticiperebbe o accompagnerebbe una grande sconfitta occidentale: la vittoria di concezioni, modi di vita, istituzioni, antitetici ai nostri e a noi ostili.

(Fonte: Corriere della Sera, 4 Giugno 2010)

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  • #1Mario

    Vedo che cambia un pò l’approccio, e mi fa piacere.
    Ma che palle sto vittimismo, quando abbandoneremo anche questo saremo finalmente liberi

    5 Giu 2010, 07:15 Rispondi|Quota
  • #2barbara

    Io in questo articolo, per la verità, ci vedo molto più veleno che solidarietà. Tanto è vero che l’ho letto tutto solo quando, nel corso di una discussione, è stato tirato in ballo, perché al primo approccio ho smesso di leggerlo, nauseata, dopo le prime righe. Esattametne quelle che legge chi ha poco tempo, chi, odiatore di Israele, si ritiene soddisfatto di tutto il fango gettato su Israele in quelle righe, chi cerca indizi e quando li trova passa oltre. Decisamente un articolo di quelli che fanno dire con amici così chi ha bisogno di nemici.

    5 Giu 2010, 12:25 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Non so Barbara….a me sembra che scrivere sulla prima pagina del Corriere della Sera un articolo del genere, in cui si accusa l’ONU in maniera decisamente inusuale per come normalmente vengono riportate le notizie in Italia, non sia un aspetto da sottovalutare…inoltre l’angoscia che viene descritta credo sia quella di molti cittadini di Israele…l’articolo di Piperno invece non mi è piaciuto e per questo non l’ho postato

    5 Giu 2010, 21:37 Rispondi|Quota
  • #4Giovanna

    Io la trovo un’analisi interessante. Spiace anche a me per i toni vittimistici della prima parte, inutili se non dannosi per l’attuale clima discriminatorio.
    Trovo invece efficace la chiusura per quelle menti contorte che nel boicottaggio di israele vedono realizzata la pace nel mondo.

    6 Giu 2010, 01:59 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    ma quale vittimismo,scusate?! E’ un dato di fatto che allo Stato di Israele non viene perdonato nulla!!! Ed è altresì un dato di fatto che l’ONU non si occupi di nulla se non delle azioni dello Stato di Israele! Qui non c’è alcun vittimismo…..è solo una chiara denuncia del VERGOGNOSO atteggiamento dell’ONU!!!!

    6 Giu 2010, 10:16 Rispondi|Quota
  • #6barbara

    Sì, ma prima di tutto questo ci sono la OSSESSIVA ricerca di sicurezza, gli ERRORI, il cadere STUPIDAMENTE nella trappola, lo spargimento di sangue, l’auspicio che ne paghino il conto… Non mi sembra tanto tanto diverso da quello che scrivono i nemici di Israele.

    6 Giu 2010, 12:07 Rispondi|Quota
    • #7Emanuel Baroz

      mah…forse hai ragione….anche se leggendolo non mi è sembrato che volesse dire questo, quanto piuttosto sottolineare la totale non credibilità dell’ONU così come è costituito…però ripeto, magari hai ragione tu e io non me ne sono accorto! Non sarebbe la prima volta d’altra parte….;)

      6 Giu 2010, 12:32 Rispondi|Quota
  • #8adriano

    a me la cosa che più è piaciuta nell’articole è la conclusione :

    “Checché ne dicano i suoi nemici, Israele è una realtà fragile, precaria. Se un giorno venisse distrutto c’è chi brinderebbe anche in Europa. Ma quella tragedia anticiperebbe o accompagnerebbe una grande sconfitta occidentale: la vittoria di concezioni, modi di vita, istituzioni, antitetici ai nostri e a noi ostili.”

    peccato che troppa gente in Italia ed in Eurabia non se ne stia accorgendo!

    6 Giu 2010, 22:04 Rispondi|Quota