Autobus “razzisti”?! Ecco come si mistifica una notizia a danno di Israele

 
Emanuel Baroz
7 marzo 2013
13 commenti

Autobus “razzisti”?! Ecco come si mistifica una notizia a danno di Israele

bus-palestinesi-razzismo-focus-on-israelOrmai è noto a tutti come la propaganda palestinese si nutra di menzogne a getto continuo, contando sulla “disattenzione” (chiamiamola così…) dei mass media internazionali, che spesso riportano notizie riguardanti Israele in maniera distorta, senza controllare le fonti.

L’ultimo esempio è di qualche giorno fa: la notizia è che il Ministero dei Trasporti israeliano ha annunciato l’istituzione di due nuove linee di autobus per i lavoratori palestinesi che entrano in Israele attraverso il valico di Eyal, nei pressi della città di Kalkilya, in Cisgiordania. Le due linee andranno a sostituire i trasporti abusivi che servono i lavoratori in modo illegale e a prezzi esorbitanti (ad esempio, la tariffa per Ra’anana o Kfar Saba sarà di 5.10 shekel e quella per Tel Aviv di circa 10,60 shekel, contro i 40 shekel che fanno pagare i pulmini abusivi). Sembra piuttosto chiaro come questa decisione miri a favorire la vita dei lavoratori palestinesi che ora avranno maggiori opzioni per entrare in territorio israeliano, fermo restano ovviamente che potranno comunque servirsi di tutti i mezzi pubblici israeliani. “La nostra compagnia di trasporti” spiega il direttore della Afikim, la compagnia di trasporto pubblico israeliana “ha attivato questo servizio con due linee che passano vicino al confine, per il bene dei palestinesi che devono andare in Israele per lavorare”.

Tutto chiaro no? Beh, non proprio perchè la notizia in Italia, ripresa da un articolo di Haaretz e grazie al “solito” lavoro dell’ANSA viene poi riportata in questa maniera dal Sole 24 Ore:

“ISRAELE Da oggi bus riservati ai palestinesi Il governo israeliano ha creato linee di bus riservate solo ai palestinesi in Cisgiordania. Il piano è del ministero dei Trasporti ed entrerà in vigore oggi. Lo rivela il quotidiano Yedioth Arhronoth che si pone la domanda se si tratti di una caso di «segregazione razziale». Su questi autobus saliranno solo lavoratori palestinesi dalla Cisgiordania diretti a lavorare in Israele. Il governo si difende: misura per ridurre l’affollamento sui bus usati anche dagli ebrei.”

Da questo lancio di agenzia è partita l’ennesima campagna diffamatoria nei confronti dello Stato di Israele (basta fare una piccola ricerca sul web per rendersene conto…), accusato di praticare l’apartheid e di effettuare una discriminazione razziale a danno dei palestinesi, quando invece per legge in Israele non vi può essere alcuna discriminazione sui trasporti pubblici: né per sesso, né per religione, né per appartenenza etnica. La domanda quindi è sempre la stessa: perchè i mass media italiani continuano la loro continua opera di disinformazione in chiave antisraeliana? Che modo è questo di fare informazione?!

Domande che come sempre non riceveranno risposte, ma che nel nostro piccolo continueremo a porre.

Thanks to Progetto Dreyfus e Ugo Volli

Per ulteriori dettagli sulla notizia originale cliccare qui, qui e qui

Nella foto in alto: un autobus di linea israeliano

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  • #1Emanuel Baroz

    Gli autobus, la storia e Pallywood

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Le menzogne antisraeliane si ripetono ogni giorno, c’è addirittura un marchio di fabbrica, Pallywood, per indicare l’industria della diffamazione filopalestinese. Oggi vi parlo di un episodio minore, ma piuttosto significativo per quel che tecnicamente si chiama la sua ricezione, cioè il modo in cui è stato accolto in Italia. La storia è questa: in Giudea e Samaria vi sono delle linee regolari di autobus che portano gli abitanti degli insediamenti ebraici in varie città israeliane. Gli arabi che non abitano nelle cittadine ebraiche ma nei loro villaggi circostanti, se hanno il permesso di entrare in Israele, prendono di solito questi bus fermandoli sulla strada, il che non è ovviamente molto comodo.

    Il ministero dei trasporti israeliano ha incaricato una società di istituire delle nuove linee che partono dai villaggi palestinesi (dove gli israeliani in linea di massima non hanno il permesso di entrare) e sono diretti anch’essi alle città israeliane. E’ evidentemente un servizio a favore dei palestinesi. Fra l’altro, se si crede alla rivendicazione di statualità dell’Anp, si tratta di linee internazionali, che nessuno stato è ovviamente obbligato a sostenere. Ma Israele ha deciso di farlo lo stesso. Vi sono così linee prevalentemente al servizio degli israeliani che abitano nei villaggi e nelle cittadine oltre la Linea Verde e linee per i palestinesi che abitano nei loro paesi. Per una legge che è stata fatta valere negli ultimi anni prevalentemente contro i charedim, non vi può essere nessuna discriminazione sui trasporti israeliani: né per sesso, né per religione, né per appartenenza etnica. E quindi le linee in questione non segregano affatto per nazionalità. Niente impedisce che un ebreo salga sulla linea dedicata ai villaggi palestinesi o un arabo a quella dedicata alle cittadine israeliane, posto che abbia il diritto legale di andare a destinazione o si fermi durante la strada. La fonte è qui: http://www.israelnationalnews.com/News/Flash.aspx/263505#.UTSvxDCQXbM. Notate che la divisione fra villaggi arabi e israeliani è voluto innanzitutto dall’Anp, che non vuole “neanche un ebreo sul suo territorio”, come ha ripetutamente dichiarato il loro presidente Mahmoud Abbas ed è continuamente ripetuto da tutti. Naturalmente in questa storia bisogna tener conto che non siamo fra Frosinone e Roma o fra Asti e Torino, ma in un territorio battuto dal terrorismo, che decine di volte se l’è presa con gli autobus, bersaglio facile e indifeso, facendo decine di vittime. Un bel po’ di vigilanza su chi prende i mezzi pubblici in tutta Israele, non solo in quella regione, è una questione di puro buon senso. E se una separazione delle corse per destinazioni arabe e israeliane aiuta a prevenire anche solo un attentato, c’è qualcuno che si sente di condannarla?

    Come viene riferita questo provvedimento che naturalmente, oltre ad aumentare la sicurezza, serve a togliere affollamento agli autobus ed elimina i trasporti clandestini che sfruttavano soprattutto il lavoratori arabi e dunque in sostanza è un investimento di soldi pubblici a vantaggio di tutti? La versione dell’Ansa è questa:

    “(ANSA) – TEL AVIV, 03 MAR – Alcune linee di bus di pendolari che ogni giorno dalla Cisgiordania vanno a lavorare in Israele potrebbero essere destinate ‘solo a palestinesi’. La riportano oggi i siti di Haaretz e Ynet. Entrambi i media – Haaretz dice che ”Israele introduce linee di bus per ‘soli Palestinesi’, dopo le proteste dei coloni israeliani” – citano un piano del Ministero dei trasporti. Scopo del progetto – ha spiegato il ministero – e’ decongestionare le linee usate dagli israeliani nelle stesse aree.” (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/03/03/Israele-stampa-bus-soli-palestinesi_8340820.html).

    Notate che le precisazioni del ministero sono scomparse e che una linea istituita per aiutare i pendolari palestinesi diventa un intervento a loro danno. Quasta impostazione è seguita in maniera ancor più velenosa dal “Sole 24 ore”:

    “ISRAELE Da oggi bus riservati ai palestinesi Il governon israeliano ha creato linee di bus riservate solo ai palestinesi in Cisgiordania. Il piano è del ministero dei Trasporti ed entrerà in vigore oggi. Lo rivela il quotidiano Yedioth Arhronoth che si pone la domanda se si tratti di una caso di «segregazione razziale». Su questi autobus saliranno solo lavoratori palestinesi dalla Cisgiordnia diretti a lavorare in Israele. Il governo si difende: misura per ridurre l’affollamento sui bus usati anche dagli ebrei.” (http://80.241.231.25/ucei/PDF/2013/2013-03-03/2013030324059376.pdf).

    Se volete capire la ragione di questa maligna interpretazione, dovete leggere un articolo del giornale palestinese in lingua ebraica “Haaretz” che in un articolo comparso nell’edizione in lingua inglese (http://www.haaretz.com/news/national/israel-introduces-palestinian-only-bus-lines-following-complaints-from-jewish-settlers-1.506869) non nega le spiegazioni corrette e incontrovertibili che mostrano che non c’è nessun razzismo o apartheid nella decisione del ministero dei trasporti, anzi. Del resto non potrebbe farlo, riceverebbe smentite e querele ma lo titola velenosamente “Israele introduce linee di autobus ‘solo per palestinesi’, in seguito alle denunce di coloni ebrei.” Vedete che i fatti sono completamente deformati e presi a pretesto di pura propaganda antisraeliana.

    La stessa cosa del resto era avvenuta pochi giorni fa con la storia delle donne ebree di origine etiopica cui sarebbe stato imposto con la violenza o con l’inganno una sterilizzazione (che poi era un anticoncezionale somministrato con iniezioni, molto usato in Africa), e prima con i poveri bambini palestinesi, che sarebbero stati colpiti da Israele durante i cambattimenti di qualche mese fa, ma in realtà erano vittime del “fuoco amico” di Hamas, o di mille altri episodi.

    Torniamo alla ricezione. L’anello Haaretz (O Yediot Aharonot, scatenata contro Netanyahu) – Ansa – Sole, ha avuto purtroppo ieri un altro anello, la newsletter dell’Unione delle comunità ebraiche “L’Unione informa”, che ha pubblicato questa noticina:

    “La notizia sul Sole di ieri riferisce soltanto che in Israele sono state create delle linee di bus speciali riservate solo ai palestinesi che dalla Cisgiordania vanno a lavorare in Israele. La misura è giustificata con la necessità di rendere meno affollati gli autobus normali, dove salgono anche gli ebrei. Devo ammettere che ogni misura di questo tipo mi fa correre un brivido dietro alla schiena. La separazione nei bus, quella di ebrei e arabi, ma anche quella di uomini e donne, mi riporta irresistibilmente alla mente la lotta contro la segregazione razziale negli Stati Uniti degli anni Cinquanta. Ricordate Rosa Parks che rifiutò di lasciare il suo sedile nella parte dell’autobus riservata ai bianchi? Ecco, che cosa succederà con quegli autobus riservati ai palestinesi? Gli ebrei non potranno proprio salirvi? E se un ebreo e un palestinese viaggiano insieme, dovranno usare due autobus separati? Qualcuno subito mi dirà che non succede, che non può succedere. Non lo penso e spero che non sia così.” (http://moked.it/blog/2013/03/04/separazione/).

    Fa davvero male leggere la peggiore diffamazione su Israele quella sull’apartheid, ripresa su un giornale ebraico con appena il velo di una “speranza” in contrario. Forse questo è il modo di riprendere un altro articolo veramente strampalato di qualche giorno fa (http://moked.it/blog/2013/02/26/elezioni-23/) sulla stessa testata, a firma di Riccardo Calimani in cui si evocavano tutti i più rozzi stereotipi dell'”antisemitismo d’accatto” per invitare a essere “più reali [sic] del re” bocciando l’iniziativa di una giovane italo-israeliana, Sharon Nizza, di candidarsi nella circoscrizione estera alle elezioni italiane.

    La firma dell’articolo sugli autobus è di Anna Foa, nota esponente della sinistra ebraica, che sulla pagina si qualifica come “storica”. Ma gli storici non sono quelli che per mestiere verificano i fatti? Che cercano – almeno un po’ – di risalire alle fonti? Internet aiuta molto, per il mondo contemporaneo: la smentita dell’amministrazione israeliana si trova in cinque minuti. E allora perché tormentarsi in amletici dubbi (o ipocrite “speranze” di essere smentiti) su un’eventuale apartheid israeliana, per lo più sul sito delle comunità ebraiche?

    Aggiungo una cosa. Pochi giorni fa i media dell’Ucei hanno promosso un convegno, con tanto di illustri rabbini, per discutere dell’etica ebraica dell’informazione. Io vorrei chiedere a questi rabbini, che stimo e rispetto molto: al di là di ogni classificazione legale, è etico che un sito ebraico ufficiale si presti, anche dietro al velo della “speranza che no” a rilanciare la diffamazione, la delegittimazione, la demonizzazione di Israele, il doppio standard, cioè quei criteri che Natan Sharansky ha definito per distinguere la legittima critica di Israele dall’antisemitismo – senza neanche provare a fare quello che insegnano le scuole di giornalismo (in America, in Italia evidentemente no) nelle prima lezione, cioè a controllare la notizia con le fonti?

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=48315

    7 Mar 2013, 13:24 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Tutti gli autobus sono uguali

    Tutti gli autobus sono uguali, solo, alcuni sono più uguali degli altri. Non so. Diciamo che alcuni sono più veloci e meno cari.

    Si parla molto del sovraffollamento delle stazioni degli autobus di linea fra West Bank e Israele, condivise da palestinesi e israeliani che vivono negli insediamenti, di risse per salire (ne ho viste e subite anche solo alla Stazione Centrale a Gerusalemme, per cui ci credo), e di condizioni di viaggio globalmente inaccettabili, in particolare per le donne. Fino a ieri centinaia (migliaia?) di palestinesi per andare al lavoro in Israele viaggiavano però soprattutto su mezzi “privati” (leggi: pirata), pagando cifre da strozzino per la corsa express, che evita i posti di blocco causati dagli insediamenti.

    Da ieri, questi pendolari hanno a disposizione, su due tratte fra la West Bank e il centro di Israele, anche autobus provvisti dal Ministero dei Trasporti (israeliano, ovviamente). Le due nuove linee costano quanto il biglietto regolare extraurbano e non attraversano gli insediamenti israeliani; di conseguenza non ci si ferma a molteplici check point, velocizzando, mi par di capire, sia l’andata che il ritorno. Il Ministero parla di possibili aggiunte di ulteriori nuove linee, nelle tratte ancora sovraffollate e non raggiunte dal servizio pubblico. Ma ci è voluta una dichiarazione ufficiale per sottolineare che nessuno impedisce a qualunque palestinese di continuare ad usare le linee condivise per entrare in Israele.

    Da quest’inizio di storia emergono due realtà:

    1. Un numero molto elevato di lavoratori palestinesi impiega una media di quattro o cinque ore al giorno per recarsi al lavoro e ritornare. Fino a ieri per molti era inevitabile fermarsi a ogni check point e questo allungava ancora i viaggi. Può fare impressione, ma va detto che in Israele è molto comune lavorare a una o due ore da casa – tutti: israeliani, palestinesi, per non dire dei lavoratori stranieri.

    2. I media si sono dimostrati incapaci di declinare la notizia in modo comprensibile al pubblico israeliano e a quello palestinese, e da sinistra come da destra si son levate urla di orrore per una decisione tutto sommato pragmatica, che se ben gestita potrebbe produrre ottimi risultati proprio per la qualità della vita dei lavoratori palestinesi.

    Aspetto al varco il solito velinaro europeo o americano che proporrà la storia degli autobus israeliani segregati, con duri accenti che descriveranno l’apartheid presunta. Forse, il velinaro semplicemente non aspettava altro.

    http://runningclouds.wordpress.com/2013/03/05/tutti-gli-autobus-sono-uguali/#comment-86

    7 Mar 2013, 13:26 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    …..L’iniziativa ha provocato reazioni anche all’interno della comunità palestinese. Oggi, infatti, due di questi nuovi autobus sono stati dati alle fiamme nella località araba israeliana di Kafr Kassem. Anche se non si conosce con certezza la natura dell’incendio, la polizia ha subito pensato alla pista dolosa.

    Non tutti i palestinesi, tuttavia, sono contrari all’iniziativa. “Questi autobus” spiega un lavoratore palestinese all’agenzia di stampa TMNews “ci renderanno la vita più facile. Aspettiamo di avere l’orario completo e speriamo che siano operativi anche di venerdì”.

    http://it.ibtimes.com/articles/44247/20130305/israele-palestina-bus-linee-apartheid.htm

    7 Mar 2013, 13:28 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Un altro pretesto per l’odio, gli autobus!

    di Deborah Fait

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=48333

    7 Mar 2013, 13:29 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    La nuova menzogna: il bus per “soli palestinesi”

    Nel giugno 2012, il governo israeliano concesse 6000 nuovi permessi di lavoro ai lavoratori palestinesi in Israele. La mano d’opera palestinese in Israele raggiunse cosi’ il numero di 30.500 unità.

    Più di 30.000 persone che ogni mattina partono dalle affollate stazioni dei pulman nella West Bank per raggiungere il posto di lavoro in Israele. Le uniche alternative per sfuggire alla ressa delle stazioni dei pulman sono state finora il servizio privato abusivo di trasporto, carissimo, oppure camminare fino all’insediamento israeliano più vicino e da li’ prendere un bus per le città. Per facilitare l’entrata dei lavoratori palestinesi in Israele e fare in modo che non fossero costretti né ad arrivare in ritardo sul posto di lavoro né a spendere cifre spropositate per il loro trasporto, Israele ha pensato ad una linea diretta che facesse il giro di tutti i villaggi nei quali vivono i lavoratori, trasportandoli, a tariffe normali, in Israele. E come potevano farsi scappare l’occasione i media e le associazioni che vivono con gli occhi puntati su Israele, attendendo l’occasione per spargere un po’ di veleno? Cosi’ un servizio pensato per facilitare la vita dei lavoratori è diventato “il pulman dell’apartheid”.

    E’ stata scomodata perfino Rosa Parks per l’occasione! Eppure il comunicato ufficiale parla chiaro: nessuna discriminazione, nessuna linea pensata “solo per Palestinesi” , nessun divieto per un Israeliano di salire sugli autobus che partono dalla West Bank né viceversa. La ragione per la quale non ci sono Israeliani in partenza dalla West Bankn nei Territori amministrati da AP, è semplice: l’ingresso è loro negato.

    Eppure il comunicato ufficiale del Ministero dei Trasporti parla chiaro:

    Il ministro dei Trasporti ha chiesto al direttore generale del suo gabinetto di vigilare affinché i Palestinesi possano viaggiare su tutte le linee degli autobus, comprese quelle in Samaria e di aumentare immediatamente il numero di nuove linee di servizio, concepite per rimpiazzare le linee esistenti “non abbastanza funzionali” e renderle operative immediatamente. Il ministro dei Trasporti, delle Infrastrutture nazionali e della sicurezza stradale, Israel Katz, ha chiesto al direttore generale del suo gabinetto, Uzi Ytzhaki, di assicurarsi che i Palestinesi che entrano in Israele possano servirsi di tutti i trasporti in comune in Israele, comprese le linee in Giudea Samaria. Inoltre Katz ha chiesto che sia immediatamente aumentato il numero di linee in servizio, a cura della compagnia Afikim, in funzione della domanda per queste linee, e che sia esaminata l’opzione di fare partire il servizio da altri luoghi in Samaria, allo scopo di facilitare la vita ai lavoratori palestinesi permettendo loro di servirsi con facilità dei punti di fermata. Il ministro dei Trasporti ha incaricato il capo del suo gabinetto di verificare che la pubblicizzazione di queste nuove linee sia fatta in ivrit e arabo e assicurarsi che il servizio sia lo stesso per tutta la popolazione. Yitzhaki controllerà personalmente il buon funzionamento del servizio e ne trarrà le conclusioni necessarie al fine di migliorare il servizio di trasporto per i viaggiatori. Le nuove linee serviranno i lavoratori palestinesi che entrano in Israele dal passaggio di Eyal e rimpiazzeranno i taxi clandestini i cui prezzi sono esorbitanti, più di cento shekels (N.d.T. più di 20 euro).

    Ma come sappiamo, quando si tratta di Israele il buon senso non esiste. Ecco ha riferito la notizia l’Ansa:

    “(ANSA) – TEL AVIV, 03 MAR – Alcune linee di bus di pendolari che ogni giorno dalla Cisgiordania vanno a lavorare in Israele potrebbero essere destinate ‘solo a palestinesi’. La riportano oggi i siti di Haaretz e Ynet. Entrambi i media – Haaretz dice che ”Israele introduce linee di bus per ‘soli Palestinesi’, dopo le proteste dei coloni israeliani” – citano un piano del Ministero dei trasporti. Scopo del progetto – ha spiegato il ministero – e’ decongestionare le linee usate dagli israeliani nelle stesse aree.”

    Haaretz in realtà non ha potuto dire altro che la verità, cioè che quelle linee non sono “riservate” ai soli Palestinesi, ma ha titolato “Israele introduce linee di autobus ‘solo per palestinesi’, in seguito alle denunce di coloni ebrei.” cioè, ponendo immediatamente il lettore davanti a un giudizio pre-confezionato, anche se poi questo assunto non è stato sostenibile nell’articolo.

    E Jessica Montell, direttore del movimento anti-Israele, B’tselem:

    “La creazione di linee di autobus separate per gli ebrei israeliani e i palestinesi è un’idea rivoltante”, Montell ha detto a Army Radio. “Questo è semplicemente il razzismo.”

    Eppure sarebbe bastata un’occhiata al sito web della compagnia di autobus, Ofakim, per verificare che l’autobus No. 211 inizia il suo tragitto nei pressi di Kalkilya e si reca a Tel Aviv con fermate a Petah Tikva, Bnei Brak e altrove. Non indica che si tratta di un autobus per “soli palestinesi” o che gli ebrei non lo possono guidare. Ofakim dichiarato “Non ci è permesso di rifiutare il servizio e non ordineremo a nessuno di scendere dal bus.”

    Del resto periodicamente escono fuori queste fole disperate che vorrebbero narrare un apartheid che non esiste, Haaretz lo ha fatto con la falsa notizia delle “strade per soli ebrei”, menzogna ormai definitivamente smentita. Risultato di questa campagna di menzogne? Due degli autobus in questione sono stati incendiati, nella città arabo-israeliana di Kafr Qasim, che si trova una ventina di chilometri a est di Tel Aviv, vicino alla Linea Verde. E via cosi’!

    http://fedsit.wordpress.com/2013/03/06/la-nuova-menzogna-il-bus-per-soli-palestinesi/

    7 Mar 2013, 18:44 Rispondi|Quota
  • #6Parvus

    Il problema di fondo è questo: giornalisti tipo i redattori di Yedioth Arhronoth, sono dei ritardati mentali che non si rendono conto di come possono danneggiare i loro concittadini dando notizie in modo superficiale e distorto? Oppure qualcuno li paga? L’imbecillità, quando supera un determinato limite, è sospetta.

    11 Mar 2013, 10:50 Rispondi|Quota
  • #7Elio Cabib

    Cito dall’articolo “perchè i mass media italiani continuano la loro continua opera di disinformazione in chiave antisraeliana?” La mia domanda è un po’ più preoccupante “perché dei sedicenti ebrei come Anna Foa su Moked, Ariel Toaff e tanti altri che ho letto su FB, ma con cui non mi sono neanche messo a discutere perché ci tengo alla salute del mio stomaco e del mio fegato, hanno cercato animatamente di confermare e avallare e dare per certa la tesi dell’apartheid?” Il problema non è nei media, il problema è nei meandri delle contorte vie grigie del cervello di molti ebrei, i quali sono malati di una grave malattia che li rende ipersensibili alla discriminazione razziale, la vedono e la denunciano con fanatismo e spirito dietrologico dove non c’è, creando un danno enorme, non tanto, e già questo da solo è gravissimo, perché in questo modo si rendono complici della diffamazione mondiale di Israele per colpe inesistenti, ma perché temo che quando poi il razzismo si manifestasse veramente non lo riconoscerebbero. Una cosa è sicura, con questa razza di ebrei io sono razzista e sono anche orgoglioso di esserlo, sono sporchi ebrei che puzzano anche, come quegli ebrei che fecero carriera nei ranghi dell’inquisizione diventando più feroci di Torquemada in persona.

    11 Mar 2013, 14:17 Rispondi|Quota
    • #8Emanuel Baroz

      beh, insomma Elio dai….capisco la rabbia nei confronti del modo in cui si fa comunicazione su Moked e su Pagine Ebraiche, ma personalmente non riesco a disprezzare chi propina quelle tesi comese fossero proprie di tutte gli ebrei italiani

      11 Mar 2013, 22:15 Rispondi|Quota
    • #9barbara

      @Elio Cabib: In merito a quell’articolo, un amico le ha scritto:
      Cara Anna ho letto quanto hai scritto per Moked di ieri. Ti confesso che le tue parole mi hanno personalmente colpito perché fanno raffronti e lasciano trasparire paure che sembrano appartenere più a una (tua) specifica ideologia che a un comune buon senso condiviso dalla maggioranza delle persone in generale e degli ebrei in particolare. Se le motivazioni ufficiali non ti convincono e non ti tranquillizzano, non pensi che avresti almeno dovuto spiegarne la ragione? Aggiungo ancora che mi dispiace che, al contrario, non hai fatto menzione alcuna delle linee dell’ANP sulle quali gli ebrei non sono ammessi.
      Aspetto con curiosità di leggere una tua risposta
      Shalom

      E lei ha risposto:
      leggendo quanto la stampa italiana di oggi riprende dalla stampa israeliana, mi sembra di essere stata solo troppo morbida nel mio pezzetto di ieri. Quanto all’ideologia, se ideologia è temere quanto odora di discriminazione, è pensare che gli ebrei non sono meglio dai palestinesi e viceversa, allora si. Ma ho vissuto e insegnato alla Hebrew ben quattro mesi a Gerusalemme, l’anno scorso, e mi sembra che quanto scrivo mi venga dall’osservazione e dall’ascolto degli umori e comportamenti della società israeliana, non da pregiudizi ideologici.
      Un caro saluto, anna

      Cioè, il fatto che abbia detto una falsità, il fatto che abbia denunciato un fatto inesistente, il fatto che la storia degli autobus dell’apartheid fosse una balla colossale, non conta nulla di fonte al fatto che ha vissuto “ben quattro mesi” a Gerusalemme e quindi lei conosce gli umori.
      Ora, io non voglio usare il turpiloqui qui dentro perché questo è un blog perbene, però fate conto che l’abbia usato, ecco.

      12 Mar 2013, 16:07 Rispondi|Quota
      • #10Emanuel Baroz

        purtroppo l’ideologia offusca le menti più illuminate…ammesso che quella dell’autrice del pezzo a cui fate riferimento lo sia

        12 Mar 2013, 20:32 Rispondi|Quota
    • #11barbara

      @Emanuel Baroz: Ecco: ammesso che…

      12 Mar 2013, 21:39 Rispondi|Quota
    • #12Elio Cabib

      @barbara: Grazie Barbara, quello che hai raccontato non fa che confermare l’idea che mi sono fatto di lei. Chissà poi quali umori ha conosciuto lei a Gerusalemme, visto che nella sua frase enigmatica non li racconta, non capisco infatti se riporta e fa suoi gli umori della gente che accusa se stessa di razzismo oppure se condanna il razzismo della gente di Gerusalemme. Comunque gli umori che ho visto io quando ero al Technion durante il mio mezzo anno sabbatico nell’estate 2006, quando dovevamo scappare nel rifugio più vicino ogni quarto d’ora, non erano così auto accusatori, si sperava soltanto che gli Hezbollah sparissero dalla faccia della terra, altro che razzismo.

      12 Mar 2013, 22:33 Rispondi|Quota
    • #13barbara

      @Elio Cabib: ma poi, ti rendi conto dell’ammucchiata di parole che ha messo insieme senza dire assolutamente niente? La stampa italiana (quale?) che riprende la stampa israeliana (quale?), l’osservazione, gli umori… Che cosa ha a che fare tutto questo con la questione se la storia degli autobus esclusivi sia vera o no? Cioè, io dico Elio Cabib mi ha rubato la marmellata, Elio dice no, guarda io non ho rubato niente, e se guardi bene c’è tuo figlio che ne ha ancora le mani e la bocca imbrattate. E io rispondo ah ma sapessi, io sono stata una volta in Friuli in gita scolastica, e poi una volta sono stata ospite in casa di tua cugina, sono anche stata a un matrimonio insieme a tua figlia e poi ho litigato con tuo fratello, quindi ringrazia che mi sono limitata a dire che mi hai rubato la marmellata, che sono stata fin troppo moderata!
      Come giustamente dice il grande Ugo Volli, e meno male che questa sarebbe una storica!

      13 Mar 2013, 18:46 Rispondi|Quota