Per Fatah una partita di calcio tra bambini israeliani e palestinesi è “un crimine contro l’umanità”

 
Emanuel Baroz
13 settembre 2014
2 commenti

Ricordiamo come già in passato purtroppo eventi del genere siano stati bloccati dalla leadership di Fatah

Le bellicose voci dei palestinesi “moderati”

“Crimine contro l’umanità” la partita fra ragazzini ebrei e palestinesi

calcio-palestinesi-israeliani-crimine-contro-umanita-focus-on-israelJibril Rajoub, vice segretario del Comitato Centrale di Fatah e capo del Consiglio Supremo Palestinese per lo sport e la gioventù, ha condannato una recente partita di calcio giocata tra giovani israeliani e palestinesi in un kibbutz del sud di Israele definendola “un crimine contro l’umanità”.

Rajoub ha affermato che l’incontro, organizzato dal Centro Peres per la Pace come un evento a favore della coesistenza, ha rappresentato “un tentativo da parte degli israeliani di nascondere i loro crimini contro gli atleti [palestinesi]”. “Qualsiasi attività di normalizzazione sportiva con il nemico sionista costituisce un crimine contro l’umanità” ha detto Rajoub in un post diffuso su Facebook lo scorso 6 settembre, rilanciato l’8 settembre dal quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestines Al-Hayat Al-Jadida.

La partita, la prima di una serie, si è disputata il primo settembre nel kibbutz Dorot nel tentativo di costruire ponti tra giovani israeliani e palestinesi dopo un’estate di combattimenti nella striscia di Gaza e di tensioni in Cisgiordania. Più di 600 ragazzini provenienti da Israele e territori palestinesi parteciperanno nel corso dell’anno agli incontri organizzati nell’ambito del programma di gemellaggio scolastico-calcistico “Twinned Peace Soccer Schools” tra città israeliane e palestinesi. Sderot e il Consiglio regionale Sha’ar HaNegev, due località israeliane del sud molto vicine al confine con Gaza, sono già gemellate con la città palestinese di Yatta, che si trova a sud di Hebron, in Cisgiordania. “Mi piace quando giochiamo insieme in questo modo – ha detto un ragazzino palestinese all’agenzia AFP dopo il primo incontro – Spero che un giorno ci sarà la pace tra arabi ed ebrei e che non ci saranno più guerre e morte”.

Altri esponenti di Fatah hanno fatto eco alla condanna di Rajoub denunciando i tentativi di “normalizzare” le relazioni con Israele. “Gli organizzatori [palestinesi] di questa partita hanno tradito il sangue dei martiri e dei bambini di Gaza”, ha affermato Abd al-Salam Haniyeh, membro del Comitato Olimpico palestinese, in un articolo pubblicato il 3 settembre dall’agenzia di stampa palestinese Sama. L’articolo prosegue chiedendo che Rajoub punisca i palestinesi di Yatta che hanno partecipato all’organizzazione della partita. Haniyeh scrive che bisogna “interrogarli immediatamente, saldare il conto con loro e perseguirli con l’accusa di alto tradimento contro il sangue dei martiri e di violazione delle decisioni prese dalla dirigenza della comunità sportiva palestinese”.

Anche la dirigenza di Fatah nella città di Yatta ha tenuto “un incontro urgente per discutere le conseguenze delle partite della normalizzazione” e ha “condannato con forza” l’evento. Il segretario di Fatah a Yatta, Kamal Makhamreh, ha dichiarato all’agenzia palestinese Ma’an (4 Settembre 2014) che la partecipazione alla gara “è stato un atto individuale, concepito da anime malate che hanno accettato di essere umiliate per una manciata di soldi”, e ha esortato “gli abitanti a sorvegliare i loro figli e tenerli lontani da questo tipo di attività, che danneggiano la nostra causa”. Secondo il portavoce di Fatah a Yatta Muhammad Al-Birawi, citato dall’agenzia Ma’an, Fatah “ha chiesto alle Forze di Sicurezza [palestinesi] di regolare i conti con questi dissennati”.

(Fonte: Times of Israel, PMW Bulletin, 8 Settembre 2014)

Israele.net

Nella foto in alto: bambini palestinesi ed israeliani che giocano a calcio. Dov’è il “crimine contro l’umanità”?

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  • #1Emanuel Baroz

    CALCIO: INTER CAMPUS PER IL DIALOGO FRA BAMBINI ISRAELIANI E PALESTINESI

    Da tanti anni Inter Campus è impegnato con molte iniziative e preziosi Partner in questa complessa area geografica per la pace e l’integrazione dei bambini.
    Con l’ultima visita, Inter Campus ha attivato un programma in collaborazione con la ONG Ghetton – http://www.ghetton.com – in quattro differenti centri, coinvolgendo differenti gruppi di bambini: profughi del Sudan che abitano nelle periferie meno sviluppate di Tel Aviv, provenienti da alcuni Kibutz, da centri arabo-israeliani e bambini palestinesi di alcuni villaggi al di la’ del muro.

    (FONTE: inter.it)

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/546284648781234/?type=1

    14 Set 2014, 14:37 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    SPORT: “I BAMBINI MUSULMANI NON GIOCHINO CON GLI EBREI”

    DAI TERRITORI ARRIVANO MINACCE ALL’ALLENATORE PALESTINESE, PARTITE SOSPESE

    Doveva essere una iniziativa sportiva nobile, una di quelle che porta speranza e buoni propositi, e gli ingredienti non mancavano di certo, ma gli equilibri sono stati spezzati dall’estremismo. Si tratta di una delle partite di calcio organizzate dall’Inter Campus – la squadra che unisce bambini palestinesi, israeliani musulmani, ebrei e cristiani, e sudanesi – di cui vi abbiamo parlato quattro mesi fa.

    Già a novembre, i bambini dell’Inter Campus furono invitati a giocare a calcio nella capitale israeliana, dal Roma Club Gerusalemme, una associazione calcistica, anche questa amante del confronto e del multiculturalismo, in cui giocano bambini arabi musulmani e cristiani, ebrei, drusi e anche ragazzi con il passaporto giordano; in quell’occasione tutto filò liscio, nell’entusiasmo dei piccoli calciatori, dei genitori e delle due società sportive.

    Diversamente è andata invece due giorni fa, l’11 marzo, quando l’Inter Campus invita i ragazzi del Roma Club Gerusalemme a Jaljulia, a due passi da Kfar Saba, presso il loro campo di allenamento. Come anticipato, nella squadra dell’Inter Campus giocano anche bambini palestinesi provenienti dal West Bank, perché nei Territori vi sono due campi da calcio della stessa società, e ciò non rappresenta nessun problema né per l’allenatore palestinese, né per le squadre israeliane, credendo tutti fermamente in uno sport senza frontiere, all’insegna dei grandi valori di solidarietà e di uguaglianza.
    All’inizio, infatti, il campo viene diviso in 6 piccoli campetti e le squadre giocano il primo tempo in tutta tranquillità; al rientro in campo dall’intervallo, in alcuni campetti le partite riprendono, mentre in altri no. Sono i campetti in cui giocano i bambini del Roma Club Gerusalemme (8-9 anni). Non capendo cosa sta succedendo, il responsabile del RCG chiede spiegazioni al responsabile organizzativo dell’Inter e solo a quel punto si scoprono i retroscena: l’allenatore palestinese non è più disposto a continuare le partite, non contro bambini israeliani ebrei. A squarciare l’armonia la telefonata intimidatoria del Presidente della Federazione Palestinese Gioco Calcio, Jibril Rajiub.
    Secondo le testimonianze dei presenti, l’allenatore è sembrato alquanto impaurito; se non avesse seguito i “suggerimenti”, al rientro nel Territori gliela avrebbero fatta pagare, ed è così che da decenni va avanti questo terrorismo psicologico che le autorità palestinesi esercitano sulla loro stessa popolazione.

    In una testimonianza raccolta da Progetto Dreyfus, il Vicepresidente del Roma Club Gerusalemme racconta il suo imbarazzo nel dover spiegare ai piccoli atleti il perché dell’esclusione improvvisa. Si è detto amareggiato e dispiaciuto per una iniziativa che ha fallito completamente la sua missione, malgrado il forte impegno delle società calcistiche, delle famiglie e degli stessi bambini.
    Gli incontri sono proseguiti poi con le due squadre palestinesi che hanno giocato dapprima fra di loro, e poi con un altro gruppo di israeliani, ma arabi. Gli israeliani “misti”, invece, hanno disputato la partita con la squadra composta dai ragazzi sudanesi.
    Alla premiazione, a cui hanno partecipato anche il Sindaco di Jaljulia e l’Ambasciatore italiano in Israele Francesco Talò, non hanno partecipato le due squadre palestinesi, che se ne sono andate subito dopo le partite.

    A salvare i popoli restano comunque le proporzioni: per ogni persona che discrimina il prossimo, ce ne sono centinaia pronte al confronto. Ce lo dimostrano l’Inter Campus, il Roma Club Gerusalemme, e tutti quegli israeliani e quei palestinesi che amano vivere insieme, nel rispetto.

    https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/posts/602498143159884

    14 Set 2014, 14:38 Rispondi|Quota