L’ennesima provocazione di Abu Mazen, un uomo che non vuole la pace

 
Emanuel Baroz
2 gennaio 2015
3 commenti

La provocazione di Abu Mazen

Entrare nella Corte penale internazionale scatenerà ritorsioni e problemi

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Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha quasi ottant’anni, una leadership in frantumi e un consenso elettorale che ormai frana verso Hamas. E’ importante ricordarlo per giudicare la sua mossa di mercoledì, quando l’Autorità Nazionale Palestinese ha fatto richiesta formale di ingresso della Palestina nella Corte penale internazionale, una provocazione da cui Washington e Gerusalemme hanno messo in guardia Abu Mazen per anni. Entrando nella Corte penale internazionale, l’Autorità palestinese può chiedere l’incriminazione di Israele per crimini di guerra, e far partire cause che automaticamente si trasformerebbero in campagne di demonizzazione contro Gerusalemme.

Abu Mazen si è voluto vendicare di una sconfitta subita martedì al Consiglio di sicurezza dell’Onu, e cerca iniziative di ampio impatto per restaurare la sua credibilità a pezzi: provoca, incita alla violenza a Gerusalemme est, cerca il riconoscimento della Palestina a livello internazionale – e trova la condiscendenza colpevole di molti Parlamenti europei.

Ma l’adesione alla Corte, alla vigilia delle elezioni in Israele, è una provocazione troppo grave, e un altro colpo forse definitivo al moribondo processo di pace. E’ una mossa dettata dalla disperazione, e in quanto tale si ritorcerà contro il presidente palestinese. Il Congresso americano minaccia da tempo sanzioni contro l’ANP in caso di adesione alla Corte, compreso il taglio dei 400 milioni di dollari annuali in finanziamenti, e sicuramente Gerusalemme applicherà sanzioni e tagli di aiuti. Ne risentirà la popolazione civile, Abu Mazen avrà buon gioco a incolpare Gerusalemme, la comunità internazionale non dovrà cadere nella sua trappola.

(Fonte: Il Foglio, 2 Gennaio 2015)

Nell’immagine in alto: un esempio della volontà di Abu Mazen di trovare un accordo di pace con Israele: “Non riconoscerò MAI l’ebraicità di uno stato, o uno “Stato Ebraico”….”

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  • #1Daniel

    Israele: denunceremo leader palestinesi per crimini di guerra

    GERUSALEMME, 4 gen. – Il governo israeliano vuole denunciare i principali leader palestinesi per crimini di guerra davanti ai tribunali stranieri e internazionali. Lo scrive il quotidiano Yediot Aharonot, citando il ministero della Giustizia che cosi’ vuole rispondere alla decisione dell’Anp di aderire al Trattato di Roma che da’ accesso alla Corte penale internazionale per i crimini di guerra. Potremmo presentare domani stesso richieste sostenute da prove, documentazione e testimonianze”, ha affermato un alto funzionario del ministero, riferendosi al governo di unita’ nazionale formato dall’Anp con Hamas, “una organizzazione considerata gruppo terroristico in vari Paesi”.

    (Fonte: AGI, 4 Gennaio 2015)

    5 Gen 2015, 00:01 Rispondi|Quota
  • #2Daniel

    Israele contro l’adesione della Palestina al Tribunale Penale Internazionale

    “Fine degli accordi di Oslo”. Il ministro degli Esteri israeliano accusa i Paesi europei di aver abbandonato Israele “nonostante sia l’unico Paese del Medioriente che rappresenta valori occidentali”.

    La decisione dell’Autorità nazionale palestinese di firmare il Trattato di Roma, che dà accesso alla Corte Penale Internazionale, con l’obiettivo di portare Israele davanti al Tribunale, con l’accusa di crimini di guerra, ha scatenato le ire di Israele e in particolar modo del ministro degli Esteri di Tel Aviv, Avigdor Lieberman, e soprattutto ha bloccato il trasferimento di 106 milioni di euro di tasse raccolte per conto dell’Autorità palestinese nel mese di dicembre.

    Per Lieberman, l’aver presentato domanda di adesione all’Aia ha decretato la “fine degli accordi di Oslo”, siglati fra Yasser Arafat e Shimon Peres nel 1993, che nel 1994 portò alla nascita dell’Autorità nazionale palestinese, come organismo politico di governo dei territori palestinesi. Il processo avrebbe dovuto produrre nel giro di cinque anni un accordo definitivo di pace e la creazione di uno Stato palestinese indipendente, ma è deragliato, sfociando nella seconda intifada, nel 2000.

    Inoltre Lieberman si è scagliato anche contro a quei parlamenti europei, Svezia, Francia, Gb, Spagna, Portogallo e Irlanda, che, al loro interno, hanno votato affinché la Palestina venga riconosciuta come stato sovrano.

    Lieberman se la prende ancora con l’Europa, rea di aver abbandonato Israele “nonostante sia l’unico Paese del Medioriente che rappresenta valori occidentali”.

    (Fonte: ArticoloTre, 4 Gennaio 2015)

    5 Gen 2015, 00:02 Rispondi|Quota
  • #3Luisa Morgantini

    e perche’ mai dovrebbe essere una provocazione. Si tratta della legalita’ internazionale.

    Mi sembra che Israele debba davvero badare a se stessa,se costruisce colonie e ruba terra in quello che dovrebbe essere lo stato di Palestina

    oltre ad uccidere ogni giorni ragazzi che non stanno sparando, si mostra sempre di piu sempre di piu’ come una societa’ malata, magari per difendersi ma il risultato non cambia, coraggio, guardatevi e salvatevi.

    Mi auguro davvero che i due popoli possano coesistere in pace. Mentre le voci di Naftali Bennet o di Libebaman per non dire di Nethaniau non aiutano certo la pace.

    Luisa Morgantini

    9 Gen 2015, 00:29 Rispondi|Quota