Netanyahu al Congresso USA: “L’Iran non è un problema solo israeliano”

 
Emanuel Baroz
4 marzo 2015
8 commenti

“Un pessimo accordo, non un addio alle armi ma un addio al controllo sulle armi che farà del M.O. una polveriera nucleare”

Ecco qui di seguito i passi salienti del discorso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti sul nucleare iraniano tenuto il 3 Marzo 2015:

“…So che questo mio intervento è stato oggetto di molte controversie. Sono profondamente dispiaciuto che alcuni abbiano interpretato la mia presenza qui come una mossa politica. Questa non è mai stata mia intenzione. So che voi qui, indipendentemente da che parta dell’aula sedete, siete a fianco di Israele. La forte alleanza tra Stati Uniti e Israele è stata e deve sempre rimane al di sopra della politica. Noi apprezziamo tutto quello che il presidente Barack Obama ha fatto per Israele. Alcune di queste cose sono ben note, altre sono meno note perché riguardano questioni delicate e strategiche. Sarò sempre grato al presidente Obama per tale sostegno. E Israele è grato al Congresso americano per il suo sostegno. La scorsa estate, milioni di israeliani sono stati protetti da migliaia di razzi di Hamas, grazie al fatto che la cupola in questa capitale [il Campidoglio] ha aiutato a costruire la nostra “cupola di ferro” [anti-missili]…

Come nella vicenda di Purim (nel Libro di Ester) in cui i persiani cercarono di spazzare via gli ebrei, oggi la Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, sta cercando di spazzare via gli ebrei. E rigurgita il più vecchio odio antisemita usando le tecnologie più nuove. Scrive su Twitter che Israele deve essere distrutto. Sapete, in Iran non è che internet sia proprio libera. Ma lui twitta in inglese che Israele deve essere distrutto. Chi crede che l’Iran minacci lo stato ebraico ma non il popolo ebraico, ascolti Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah, il principale lacchè terrorista dell’Iran. Ha detto: “Se tutti gli ebrei si riuniscono in Israele, questo ci risparmierà il fastidio di dare loro la caccia in tutto il mondo”…

Ma il regime iraniano non è solo un problema per gli ebrei, esattamente come il regime nazista non era solo un problema per gli ebrei. Il regime iraniano rappresenta una grave minaccia non solo per Israele, ma per la pace del mondo intero. Per capire quanto sarebbe pericoloso un Iran con armi nucleari, bisogna capire la natura di quel regime, che nel 1979 ha sequestrato un paese di grande civiltà imponendo una dittatura oscurantista e spietata, redigendo una nuova costituzione che contiene la missione ideologica della jihad oltre i confini. Il fondatore del regime, l’ayatollah Khomeini, esortava i suoi seguaci a “esportare la rivoluzione in tutto il mondo”. La costituzione del regime iraniano promette jihad, tirannia e morte. E mentre gli stati crollano in tutto il Medio Oriente, l’Iran va a riempire il vuoto. Gli scagnozzi dell’Iran a Gaza, i suoi lacchè in Libano, le sue guardie rivoluzionarie sulle alture del Golan stringono Israele con tre tentacoli del terrore. Sostenuti dall’Iran, Assad sta massacrando i siriani, le milizie sciite infuriano in Iraq, gli Houthi prendono il controllo dello Yemen minacciando gli stretti strategici alla foce del Mar Rosso. Oggi l’Iran controlla Damasco, Baghdad, Beirut, Sana’a. Sicché, nel momento in cui tanti sperano che l’Iran si unisca alla comunità delle nazioni, l’Iran è intento a inghiottire nazioni…

Anche al di là del Medio Oriente, l’Iran attacca l’America e i suoi alleati attraverso la sua rete terroristica globale. Dobbiamo stare tutti uniti per fermare la marcia iraniana di conquista, assoggettamento e terrore. Il governo di Rouhani impicca omosessuali, perseguita cristiani, incarcera giornalisti e mette a morte detenuti più di prima. Lo stesso ministro degli esteri Zarif, che affascina i diplomatici occidentali, ha deposto una corona sulla tomba di Imad Mughniyeh, l’arci-terrorista che ha versato più sangue americano di qualsiasi altro terrorista a parte Osama bin Laden…

Il regime iraniano sarà sempre nemico dell’America. Non fatevi ingannare. La battaglia tra l’Iran e l’ISIS non trasforma l’Iran in un amico dell’America. Iran e ISIS si contendono lo scettro dell’islamismo militante. Uno si chiama Repubblica Islamica, l’altro si fa chiamare Stato Islamico. Entrambi vogliono imporre un impero islamista prima sul Medio Oriente, poi su tutto il mondo. Sono solo in disaccordo tra loro su chi sarà il sovrano di quell’impero. Quando si tratta di Iran e ISIS, anche il nemico del tuo nemico è tuo nemico…

Lo ripeto ancora una volta: il più grande pericolo che minaccia il nostro mondo è il connubio fra islamismo militante e armi nucleari. Sconfiggere l’ISIS ma lasciare che l’Iran ottenga armi nucleari equivale a vincere la battaglia, ma perdere la guerra. Non possiamo permettere che accada…

Ma potrebbe accadere, se l’accordo in corso di negoziato verrà accettato dall’Iran. Quell’accordo non impedirà all’Iran di sviluppare armi nucleari, molte armi nucleari…

L’accordo finale non è ancora firmato, ma diversi elementi che saranno presenti in qualunque sua formulazione sono noti a tutti. Salvo cambiamenti clamorosi, esso prevede concessioni importanti all’Iran. Lascerebbe all’Iran una vasta infrastruttura nucleare: non un solo impianto nucleare verrebbe demolito. Spento, magari, ma non smantellato. Il tempo necessario all’Iran per produrre abbastanza materiale per una bomba atomica sarebbe solo di un anno, secondo la stima degli Stati Uniti, anche meno secondo la valutazione di Israele…

Certo, vi sarebbero limiti e ispezioni. Ma gli ispettori documentano le violazioni, non le fermano. Gli ispettori sapevano che la Corea del Nord stava per produrre la Bomba, ma questo non fermò nulla. La Corea del Nord spense le telecamere, buttò fuori gli ispettori e nel giro di pochi anni ottenne la Bomba. Come la Corea del Nord, anche l’Iran ha sfidato gli ispettori internazionali. Lo ha fatto almeno tre volte, nel 2005, nel 2006 e nel 2010. E come la Corea del Nord, ha rotto i lucchetti e spento le telecamere. L’Iran gioca a nascondino con gli ispettori nucleari. Proprio ieri l’agenzia di controllo nucleare dell’Onu, l’AIEA, ha detto che l’Iran si rifiuta ancora di fare chiarezza sul suo programma nucleare militare. L’Iran è stato colto due volte, non una ma due volte, a far funzionare a Natanz e Qom impianti nucleari segreti che gli ispettori non sapevo nemmeno esistessero. In questo stesso momento l’Iran potrebbe avere impianti nucleari nascosti di cui nessuno è a conoscenza, nemmeno gli Stati Uniti e Israele…

L’accordo prevede inoltre che quasi tutte le restrizioni scadranno automaticamente nell’arco di una decina di anni. Dieci anni sono un batter d’occhio nella vita di una nazione, nella vita dei nostri figli. Il mio vecchio amico e Segretario di Stato John Kerry ha confermato la scorsa settimana che l’Iran a quel punto potrà legittimamente possedere quella enorme quantità di centrifughe. Dunque, al principale sponsor del terrorismo globale basteranno poche settimane per avere uranio arricchito sufficiente per un intero arsenale di armi nucleari. Con piena legittimità internazionale. E, per inciso, l’Iran rifiuta di inserire nell’accordo il suo programma di missili intercontinentali, cioè gli strumenti per far arrivare quell’arsenale in ogni parte della terra, Stati Uniti compresi…

Dunque questo accordo non sbarra la strada, bensì apre la strada all’atomica iraniana…

Il regime iraniano diventerà meno aggressivo allentando le sanzioni? Se l’Iran sta divorando quattro paesi mentre è sotto sanzioni, quanti ne divorerà quando le sanzioni verranno levate? Finanzierà meno terrorismo quando avrà montagne di denaro a disposizione? Perché il regime dovrebbe cambiare quando potrà praticare contemporaneamente aggressione all’estero e prosperità all’interno? Questa è la domanda che tutti si fanno nella nostra regione. E molti di questi paesi dicono che reagiranno con una gara per dotarsi di armi nucleari. Quindi questo accordo non cambierà l’Iran in meglio: cambierà il Medio Oriente in peggio. Questo accordo non sarà un addio alle armi, sarà un addio al controllo sulle armi. Una regione dove piccoli scontri possono innescare grandi guerre si trasformerebbe in una polveriera nucleare…

Se qualcuno pensa che questo accordo servirà almeno a rinviare il problema, ci ripensi. Alla fine avremo di fonte un Iran molto più pericoloso e un Medio Oriente disseminato di bombe nucleari…

Dobbiamo invece insistere che le restrizioni al programma nucleare iraniano non vengano revocate finché l’Iran continua la sua politica di aggressione nella regione e nella mondo. Prima di togliere le restrizioni, il mondo deve esigere che l’Iran faccia tre cose. Primo, cessare l’aggressione ai suoi vicini mediorientali. Secondo, smettere di sostenere il terrorismo in tutto il mondo. Terzo, smetterla di minacciare di annientamento il mio paese: Israele, l’unico e solo stato ebraico…

Se l’Iran vuole essere trattato come un paese normale, che si comporti da paese normale…

Il programma nucleare iraniano può essere riportato indietro ben oltre l’attuale proposta in discussione, insistendo su un accordo migliore e mantenendo la pressione su un regime in realtà assai vulnerabile. E se l’Iran minaccia di abbandonare il tavolo delle trattative, non credete al suo bluff da bazar: dovrà tornare, perché l’Iran ha bisogno dell’accordo molto più di voi…

Per più di un anno ci hanno detto che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo. Ebbene, quello che si prospetta è un pessimo accordo. Ora ci viene detto che l’unica alternativa a questo pessimo accordo è la guerra. Ma non è vero. L’alternativa è un accordo migliore. Un accordo migliore che forse non piacerà granché a Israele e ai suoi vicini, ma con il quale potremo almeno convivere. Letteralmente…

Opporsi ai regimi oscurantisti e sanguinari non è mai facile. C’è qui con noi, oggi, il sopravvissuto alla Shoà e premio Nobel Elie Wiesel. Elie, la tua vita e la tua opera ci ispirano per dare un senso alla frase “mai più”. Vorrei poterti garantire che la lezione della storia è stata appresa. Posso solo esortare i leader del mondo a non ripetere gli errori del passato. A non sacrificare il futuro per il presente. A non ignorare l’aggressione nella speranza di ottenere una pace illusoria. Ma una cosa posso garantirti. I giorni in cui il popolo ebraico rimaneva passivo di fronte all’aggressione sono finiti per sempre. Non siamo più dispersi fra le nazioni, nell’impossibilità di difenderci. Abbiamo ripristinato la nostra sovranità nella nostra antica casa. E i soldati che difendono la nostra casa hanno coraggio senza limiti. Per la prima volta dopo cento generazioni, noi, popolo ebraico, siamo in grado di difenderci. Ecco perché, come primo ministro d’Israele, ti posso garantire un’altra cosa: Israele, anche se dovrà resistere da solo, resisterà…

Ma so che Israele non è da solo. So che l’America è al fianco di Israele…”

(Fonte: YnetNews, Jerusalem Post, Times of Israel, 3 Marzo 2015)

Israele.net

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  • #1Emanuel Baroz

    Il discorso di Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti

    Vi proponiamo, in forma tradotta, lo storico discorso tenuto ieri da Benjamin Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti. Si è parlato molto nei giorni scorsi di questo evento e c’era molta curiosità intorno a quello che avrebbe detto, vediamo su cosa si è concentrato il Primo Ministro di Israele nel suo terzo incontro a Washington con i senatori americani…

    http://www.progettodreyfus.com/il-discorso-di-netanyahu-al-congresso-degli-stati-uniti/

    4 Mar 2015, 23:08 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Nuove rivelazioni sul programma nucleare iraniano, la più grande minaccia per il Medioriente

    http://www.progettodreyfus.com/nuove-rivelazioni-sul-programma-nucleare-iraniano-la-piu-grande-minaccia-per-il-medioriente/

    4 Mar 2015, 23:08 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    “Il cattivo accordo” e il prezzo da pagare per sabotarlo

    http://www.progettodreyfus.com/il-cattivo-accordo-e-il-prezzo-da-pagare-per-sabotarlo/

    4 Mar 2015, 23:09 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Il gladiatore va al Congresso

    La parola chirurgica di Netanyahu colpisce la linea dell’accordo sul nucleare iraniano. I piani per la chiusura entro il mese sconvolti. Toni churchilliani contro la “peace in our time”. Obama nei guai.

    di Giuliano Ferrara

    Churchill aveva molto sense of humour. Bibi Netanyahu, come ci ha raccontato Giulio Meotti, ne è totalmente sprovvisto. Ma ha il dono della parola chirurgica, e con il discorso di ieri al Congresso degli Stati Uniti (il terzo in ordine di tempo, privilegio condiviso con il solo Churchill) ha fatto sanguinare i sognatori e i politicanti, che spesso sono la stessa persona, intenti a legittimare la via al nucleare degli ayatollah iraniani per un risultato da vendere come la famosa “peace in our time” promessa dopo la conferenza di Monaco da Chamberlain. Sono grato a Obama e al Congresso, a tutto il popolo americano e alle sue istituzioni, per quanto hanno fatto e fanno per sostenere Israele e con Israele un assetto del mondo sottratto ai lupi rapaci del radicalismo islamico, ha esordito il primo ministro. Ma ora la sfida del nucleare iraniano è esistenziale, un medio oriente nuclearizzato è un incubo, e un accordo migliore di questo “very bad deal” è l’alternativa per la quale bisogna lavorare senza tentennamenti, e sono sicuro che alla fine l’America sarà dalla mia parte, ha concluso. L’atmosfera era da stadio, come si dice.

    Le ovazioni, in piedi, non finivano mai. Il discorso di cinquanta minuti ha puntato subito sulla natura rivoluzionaria, nel senso di jihadista, del regime islamico militante che ha preso su di sé la missione di conquista e assoggettamento degli infedeli nel lontano 1979. In regime di sanzioni gli iraniani si sono già presi Baghdad, Beirut, Damasco e Sanaa – ha detto Netanyahu nella sua lingua autorevole, pesante, razionale, consequenziale – e i contenuti dell’accordo in dirittura d’arrivo, quelli che puoi verificare su Google, non c’è bisogno di intelligence, sono pessimi.

    Se il segretario di stato John Kerry siglerà il testo in elaborazione a Ginevra, secondo il capo di Israele, l’infrastruttura per l’arricchimento dell’uranio sarà parzialmente ridotta ma resterà intatta, solo disconnessa, e per un periodo che nella storia delle nazioni e delle generazioni è un “battito di ciglia”, dieci anni. La fine delle sanzioni non avrà in contropartita alcuna attenuazione dell’aggressività internazionale iraniana. Il contrasto tra gli ayatollah e lo stato islamico è una lotta di potere nel jihad, è un deadly game of thrones (e qui Bibi ha occhieggiato al fantasy drama della Hbo, con un abbozzo di umorismo macabro): in questo caso, e ha inciso le parole fra gli applausi scroscianti, il nemico del tuo nemico è un tuo nemico.

    Il gladiatore israeliano non ha risparmiato nessuno degli argomenti efficaci: si è fatto beffe degli ispettori, che possono constatare le violazioni di un accordo ma non fermarle, e il break out, il tempo entro cui si può passare alla bomba, è troppo breve per essere decentemente sopportato. Ha citato il cheating, la truffa, come una caratteristica comprovata dell’atteggiamento e della pratica iraniana in fatto di nucleare lungo gli anni (menzionato il caso analogo e penoso della Corea del nord). Poi ha usato il linguaggio sprovveduto di Kerry, famoso gaffeur, quando ha definito “legittimo” il progresso controllato verso il nucleare di Teheran nell’arco dei dieci anni, vero oggetto dell’accordo di cui, ha aggiunto, “loro hanno bisogno più di quanto noi ne abbiamo bisogno”. Linguaggio semplice ma non spiccio, Bibi, amico personale di mezzo Congresso, ha spersonalizzato il conflitto con la presidenza Obama e così lo ha reso politicamente incandescente. Si è posto retoricamente sopra ogni forma di partisanship, fino a citare le ragioni esistenziali e profeti che del popolo ebraico in nome di Mosè e della regina Ester, e così ha inferto colpi duri al partito dell’accordo. Non ha alluso neanche per un istante alla guerra, così ha potuto rifiutare senza attenuazioni una pace che giudica falsa, fondata su una resa all’inevitabile, la fine di una necessaria resistenza.

    L’Iran spinge disperatamente per un accordo entro la fine del mese, che comprenda l’immediato rilascio delle sanzioni (mal sopportate da Europa, Cina e Russia). L’ex portavoce dei primi negoziati (2003-2005), oggi “studioso” a Princeton, Seyed Hossein Mousavian, aveva spiegato ieri mattina al Daily Telegraph quello che il ministro degli Esteri iraniano Zarif non può ragionevolmente rendere pubblico: se non firmate ci ritiriamo dal trattato di non proliferazione nucleare e vi costringiamo da posizioni regionali di forza a una guerra. Netanyahu non si lascia impressionare e mette Barack Obama in seri guai.

    (Fonte: Il Foglio, 4 Marzo 2015)

    4 Mar 2015, 23:09 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Il discorso perfetto di Bibi

    Il premier israeliano demolisce la politica della mano tesa di Obama all’Iran. Standing ovation

    http://www.ilfoglio.it/articoli/v/126246/rubriche/il-discorso-perfetto-di-netanyahu.htm

    4 Mar 2015, 23:10 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    L’amore Usa-Israele batte Obama

    di Fiamma Nirenstein

    “Cari membri del Congresso e del Senato, ho un amore profondo per l’America e rispetto il presidente Obama, ma quell’accordo con l’Iran è un cattivo accordo. Se lo firmate sancite la distruzione del popolo ebraico e la rovina del mondo intero. E se questo avverrà e ci troveremo nella necessità di farlo, ci difenderemo da soli”. Chiaro, semplice, contenuto in toni bassi per placare le polemiche che hanno disegnato il viaggio di Bibi Netanyahu a Washington come una sfida al presidente americano Obama, pure il primo ministro israeliano non ha perso l’occasione, e senza mai alzare la voce ma senza rinunciare a esser diretto e anche duro ha ottenuto 23 standing ovation. Perché l’America ama Israele, anche se Obama ha condotto la sua battaglia contro l’invito delle due Camere a parlare dell’Iran.

    Obama sapeva che Netanyahu la pensa in modo tale da trascinare il Congresso a un veto su un accordo troppo morbido, e si è innervosito. Del resto Netanyahu non gli è mai stato simpatico, anche se Bibi l’ha ringraziato delle mille volte in cui gli Usa hanno aiutato Israele. Ma Bibi aveva uno scopo, e fra gli applausi l’ha perseguito: l’accordo cui in queste ore lavorano Kerry con il ministro degli Esteri iraniano Zarif in Svizzera è un errore fatale, simile a quello compiuto da Neville Chamberlain quando negò la pericolosità di Hitler, ha detto.

    Bibi è stato accompagnato da un coro di prefiche israeliane dato il periodo elettorale, che hanno previsto la fine dell’amicizia con l’America. Ieri, non si vedeva davvero: il premier israeliano ha entusiasmato le Camere unificate per la terza volta, unico premier che abbia avuto questo onore oltre a Winston Churchill. La platea ha ascoltato con tesa attenzione, gli americani sentono in maniera molto diversa verso Israele rispetto al gelido opportunismo europeo. Anche dopo che 50 democratici che hanno annunciato la loro assenza ritenendo che il discorso programmato senza l’assenso di Obama fosse un affronto, e dopo un’intervista alla Reuters in cui Obama ha spiegato che niente è possibile se non la sua idea di accordo con l’Iran, pure Bibi è stato ascoltato da un pubblico pensoso e caldo, anche se ha detto cose che di sicuro hanno dato noia a Obama. C’era la preoccupazione che Bibi rivelasse qualche particolare delle informazioni segrete dei servizi americani e israeliani: ma con signorilità dopo aver riempito Obama di ringraziamenti Bibi ha detto che i particolari dell’accordo si trovano anche su Google, e poi ha attaccato.

    Alla fine, Obama in sostanza ha dato a Bibi di fanatico nell’intervista, e Bibi lo ha tacciato di essere ingenuo e facilone. Tutto sottinteso, si capisce.

    Netanyahu ha contestato il presidente americano suggerendo intanto di non firmare e di avviare una trattativa completamente diversa.

    Bibi ha un piano che consta di tre punti, sul cui sfondo deve brillare il rifiuto totale di lasciare centrifughe in mano all’Iran, e la lotta per i diritti civili, disprezzati e fatti a pezzi dal regime islamista estremo dell’Iran, dove si impiccano gli omosessuali e si perseguitano le donne. Bibi ha giocato i suoi dadi: stanno ruzzolando, ed è già tanto nel mondo di Obama.

    (Fonte: Il Giornale, 4 Marzo 2015)

    4 Mar 2015, 23:11 Rispondi|Quota
  • #7Emanuel Baroz

    CONGRESSO USA, NETANYAHU SI RIVOLGE AD UNO SPETTATORE SPECIALE, ELIE WIESEL : “DESIDERO PROMETTERTI CHE LA LEZIONE DELLA STORIA È STATA APPRESA”

    “I giorni in cui in popolo ebraico è rimasto passivo di fronte al nemico che voleva distruggerlo sono finiti (…) So che l’America è con Israele, so bene che voi siete con Israele!” ha aggiunto il Premier israeliano Netanyahu

    https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/pb.386438174765883.-2207520000.1425507087./777484768994553/?type=1&theater

    4 Mar 2015, 23:11 Rispondi|Quota
  • #8Emanuel Baroz

    Netanyahu sbatte in faccia la verità sull’Iran agli americani

    http://www.rightsreporter.org/netanyahu-sbatte-in-faccia-la-verita-su-iran-agli-americani-2/

    4 Mar 2015, 23:13 Rispondi|Quota