Piero Terracina: «Se Pio XII avesse fatto un gesto, molti romani si sarebbero salvati»

 
Emanuel Baroz
20 dicembre 2009
12 commenti

Piero Terracina: «Se Pio XII avesse fatto un gesto, molti romani si sarebbero salvati»

di Raffaella Troili

focus on israel piero terracinaROMA  – Al silenzio della Chiesa e di Pio XII, Piero Terracina contrappone la voce del cuore, non potrebbe fare altrimenti. Il suo è il commento dell’ebreo romano, ragazzo deportato ad Auschwitz il 7 aprile del ’44, che ancora conta i nomi dei morti dentro la famiglia. E ora che Papa Pacelli – figura controversa per il suo atteggiamento verso la Shoah – si avvia a diventare beato (Benedetto XVI ha firmato il decreto per le virtù eroiche, nonostante la Comunità ebraica l’abbia sempre osteggiato), Terracina prende le distanze: «E’ una cosa tutta interna alla Chiesa», però…
«Però credo sia opportuna una riflessione sulla visita del Papa in Sinagoga in programma il 17 gennaio. Le decisioni le prenderanno quanti devono farlo, ma un momento di riflessione serve».

Aveva 15 anni quando venne arrestato dalle Ss e deportato ad Auschwitz insieme ad altri sette membri della famiglia. Tornò a Roma da solo, unico superstite, due anni dopo. «Del silenzio della Chiesa e in particolare di Pio XII ne abbiamo sempre parlato. Di una cosa resto convinto: che se quel 16 ottobre del ’43, quando avvenne la razzia degli ebrei romani dal Ghetto, quando per due giorni restarono chiusi nel Collegio militare di via della Lungara, a 300 metri dal Vaticano, il Papa fosse uscito, avesse fatto un cenno, un gesto…». E in testa ha un’immagine che poteva essere e non è stata.

«Se solo avesse aperto le braccia, e mi riferisco a quelle bellissime immagini che testimoniano la sua visita a San Lorenzo bombardata nello stesso anno, gli ebrei romani non sarebbero stati deportati». Così non è stato. «Anzi, silenzio più totale. Eppure Himmler ha atteso due giorni prima di partire, si dice che aspettasse le reazioni del Vaticano».

Alla fine il treno è partito. A bordo 1023 ebrei romani, uno aveva un giorno. Appena arrivati, dalle selezioni, ne uscirono vivi meno di 300. A casa ritornarono in 16, una donna sola. «E’ naturale che io pensi che non sarebbero stati assassinati se ci fosse stato un intervento reale della Chiesa. Non voglio arrivare a dire che il silenzio è una complicità ma quello che è successo a Roma, dove risiedeva il Papa, si poteva evitare. Ma la storia non è fatta di se e ma». Sospira Terracina e prende di nuovo le distanze, però s’interroga: «Noi non veneriamo i santi, non crediamo alla santità delle persone. Abbiamo solo un santo, ed è il Signore. Ma non credo che un Santo sarebbe stato in silenzio, a guardare. Un santo non può avere paura, ha sempre la protezione del Signore. E poi, quanti santi si sono sacrificati per salvare altre vite? Ecco, sulla santità di Pio XII esprimo qualche dubbio, quantomeno in quel momento storico non l’ha dimostrata, se la Chiesa pensa che sia opportuno…».

(Fonte: Il Messaggero, 20 dicembre 2009)

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  • #1Emanuel Baroz

    Pio XII: “virtù eroiche” e perplessità ebraiche

    “Non possiamo in alcun modo interferire su decisioni interne della Chiesa che riguardano le sue libere espressioni religiose”. Se tuttavia la decisione di riconoscere le cosiddette “virtù eroiche” di papa Pio XII “dovesse implicare un giudizio definitivo e unilaterale sull’operato storico di Pio XII ribadiamo che la nostra valutazione rimane critica”. I leader ebraici italiani hanno espresso perplessità e dissenso con voce alta e unita di fronte alla decisione vaticana che potrebbe preludere alla beatificazione di papa Pio XII. In un comunicato congiunto, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il Presidente della Comunità ebraica della Capitale Riccardo Pacifici affermano che “La Commissione congiunta degli storici del mondo ebraico e del Vaticano è ancora in attesa di accedere agli archivi di quel periodo. Non dimentichiamo le deportazioni degli ebrei dall’Italia e in particolare il treno di 1021 deportati del 16 ottobre 1943 che partì verso Auschwitz dalla stazione Tiburtina di Roma nel silenzio di Pio XII”. “Il mondo ebraico – proseguono il rav Di Segni e i presidenti Gattegna e Pacifici – continua a essere riconoscente ai singoli e alle istituzioni della Chiesa che si adoperarono per salvare gli ebrei perseguitati”.

    (Fonte: Notiziario Ucei, 20 dicembre 2009)

    23 Dic 2009, 11:51 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    A rischio la visita del Papa alla sinagoga di Roma

    ROMA, 21 dic. – E’ a rischio la visita che il Papa dovrebbe compiere il prossimo 17 gennaio alla sinagoga di Roma, dopo la decisione di Benedetto XVI di far procedere il processo di beatificazione di Pio XII. Papa Pacelli, regnante dal 1939 al 1958, è accusato dagli ebrei di non aver fatto abbastanza per contrastare la shoah. La scelta di Ratzinger ha creato irritazione nella comunità ebraica mondiale e agitazione tra gli ebrei romani.

    In queste ore, a quanto si apprende, sono in corso contatti tra il Palazzo apostolico e la comunità ebraica capitolina per tentare di salvare la prevista visita al tempio di lungotevere de’ Cenci.

    (Fonte: Apcom, 21 dicembre 2009)

    23 Dic 2009, 11:51 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Rabbino Laras: “Questo Papa ha problemi di comunicazione”

    Critiche dalla comunità ebraica dopo la decisione di Benedetto XVI di firmare il decreto sulla santità spirituale di Pio XII. Papa Pacelli, figura controversa, è accusato da più parti di avere taciuto di fronte alle atrocità dell’Olocausto. “Decisione che addolora” commenta a CNRmedia Giuseppe Laras, presidente della Assemblea Rabbinica Italiana
    “Questa decisione addolora perché il richiamo a Pio XII ci fa ripiombare a sessanta anni fa, nel clima della seconda guerra mondiale e dell’antisemitismo. Ricordiamo che purtroppo il pontefice Pio XII avrà avuto le sue ragioni – che peraltro dovrebbero emergere quando verranno aperti gli archivi – ma non ha ritenuto di gridare di fronte al mondo in maniera forte e chiara la sua condanna del nazismo”. Così a CNRmedia Giuseppe Laras, presidente della Assemblea Rabbinica Italiana commenta la decisione di Benedetto XVI di firmare il decreto sulla santità spirituale di Pio XII. “Questo pontefice – aggiunge Laras – è una figura problematica, che sembra dire cose che si prestano a contestazioni e le dice nel momento sbagliato. Ha problemi di comunicazione. Il suo predecessore non avrebbe compiuto questi errori strategici”.

    (Fonte: CNR Media, 21 dicembre 2009)

    23 Dic 2009, 11:51 Rispondi|Quota
  • #4Gherush92 – Committee for Human Rights

    ANNULLIAMO LA VISITA DEL PAPA IN SINAGOGA!

    Annulliamo il dialogo interreligioso !

    La prossima visita del papa in sinagoga è un insulto agli ebrei, ai rom, agli omosessuali, alle donne e a tutti coloro che sono stati massacrati nella shoah e nel corso dei secoli dal cristianesimo. La manomissione della memoria, l’elogio del silenzio e la minimizzazione del significato della shoah sono un’offesa e una violazione dei diritti umani di tutte le vittime.

    Benedetto XVI ha progettato una vera campagna per l’appropriazione da parte del cristianesimo della memoria e della shoah e agisce scientemente e in tempo per prepararsi ad entrare, il prossimo mese, nella sinagoga di Roma da Papa Re e Papa trionfatore, osannato dai benpensanti e dagli opportunisti. Caposcuola di una nuova corrente conservatrice di negazionismo e revisionismo storico, il pontefice mira a ridurre la shoah ad un evento accidentale, che – per quanto grave – resti per sempre sganciato dal cristianesimo e, dunque, dall’antisemitismo storico e di sempre.

    Il papa intende manipolare e trascinare chiunque in questa nuova linea di pensiero, perfino gli ebrei, così da schiacciarli e isolarli nella loro memoria.

    Sabato 19 dicembre, quando tutto il mondo può ascoltare ma non gli ebrei, principali destinatari della notizia; a ridosso della celebrazione del Natale quando i cristiani sono distratti perché impegnati nella preparazione della festa; a meno di un mese dalla visita alla sinagoga di Roma quando inviti, preparativi e allestimenti sono oramai stabiliti; a poche ore dal furto della insegna di Auschwitz, che ha significato manomissione e violazione della memoria, ecco arrivare, come un fulmine a ciel sereno, le argomentazioni diffuse da Benedetto XVI all’atto della firma dello scandaloso decreto sulle virtù eroiche di Pio XII, il papa della shoah:

    “Papa Pacelli ebbe a consolare sfollati e perseguitati, dovette asciugare lacrime di dolore e piangere le innumerevoli vittime della guerra”. Agì spesso in modo segreto e silenzioso proprio perché, alla luce delle concrete situazioni di quel complesso momento storico intuiva che solo in questo modo si poteva evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei”.

    Una violenta provocazione congegnata a regola d’arte!

    Non contento, con una manovra calcolata, di fronte alla attonita reazione ebraica, il 21 dicembre ha ricordato che “La visita a Yad Vashem (11 maggio 2009) ha significato un incontro sconvolgente con la crudeltà della colpa umana, con l’odio di un’ideologia accecata che, senza alcuna giustificazione, ha consegnato milioni di persone umane alla morte e che con ciò, in ultima analisi, ha voluto cacciare dal mondo anche Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e il Dio di Gesù Cristo”. Con una messa in scena degna del più stupefacente trasformismo, il cristianesimo con il suo “Dio di Gesù Cristo” – causa originaria e principale responsabile della shoah, apice di 20 secoli di persecuzione cristiana in Europa – diviene improvvisamente una vittima. E’ ancora il caso di ripetere che l’accecata ideologia che nel tempo ha provocato milioni di vittime innocenti è proprio il cristianesimo? E che non esiste antisemitismo che non affondi le sue radici nel cristianesimo?

    Nello stesso discorso il pontefice auspica nella chiesa la creazione di un luogo dove atei e agnostici – anche se in mezzo ad oscurità di vario genere – possano pregare il Dio ignoto in modo da entrare in relazione con l’unico vero Dio cristiano. E così sottrae identità e memoria anche ad atei e agnostici, molti dei quali, eretici, infedeli, massoni e comunisti, persero la vita nelle persecuzioni dall’Inquisizione alla shoah.

    Con il doppio gioco del perfetto trasformista, da una parte celebra il dialogo interreligioso, programma la visita alla sinagoga di Roma, si reca al museo della shoah di Gerusalemme, dall’altra reintroduce la preghiera “Oremus et pro Iudaeis” del venerdì santo, revoca la scomunica dell’antisemita Williamson, negazionista della shoah, dà il via libera al processo di beatificazione dell’odioso Pio XII. Nulla è lasciato al caso, anche la visita del 17 gennaio cade in un giorno che ricorda un’altra persecuzione cristiana degli ebrei del ghetto di Roma.

    A proposito di papa Pacelli, il papato istituisce una Commissione di studio di rappresentanti del mondo ebraico e del Vaticano per approfondire il caso, ma poi decide, in modo unilaterale, dettando condizioni ed esiti: i documenti di archivio restano chiusi e le richieste degli Ebrei inascoltate. Evitando e rimuovendo le richieste della Commissione, con il decreto unilaterale firmato dallo stesso Ratzinger, oggi Pio XII è un eroe, un modello per le nuove generazioni, un “venerabile” pronto per la beatificazione.

    Con un’operazione divide et impera semina zizzania fra gli stessi ebrei. Padre Peter Gumpel – il relatore della causa di beatificazione di Pio XII – ha dichiarato “Prima di tutto vorrei dire che non tutto il mondo giudaico è contro la beatificazione, ma solo una parte di esso. Penso ad esempio agli ebrei americani, che in maggioranza sono grati per quanto Pio XII si prodigò per salvare il maggior numero di vite umane.”

    La realtà è che in America i sopravvissuti alla shoah e i loro discendenti hanno deciso di coalizzarsi e formare un gruppo di pressione su papa Benedetto XVI perché fermi il processo di beatificazione di Pio XII. Se diventasse santo sarebbe una tragedia per le relazioni ebraico-cristiane. La realtà è che Pio XII è uno dei principali responsabili della shoah. Solo con un’operazione mistificatoria è possibile celebrare le virtù eroiche di Pio XII. Il silenzio e il segreto sulla shoah non sono certo un atto di eroismo, ma significano omertà, complicità, connivenza.

    Padrone e re dell’occidente cristiano, Pio XII fu un esempio per tutti coloro che chiusero gli occhi dinanzi alla deportazione di ebrei, rom, omosessuali, prigionieri politici e dissidenti. Sapeva degli stermini in atto, avrebbe potuto assumersi delle responsabilità, mobilitare cristiani per fermare il massacro, rischiare almeno la sua pelle, fosse stato un vero eroe. Ma forse era solo uno di quei cristiani miserabili e senza umanità, come ha scritto di lui Pasolini con mirabile sintesi:

    “Lo sapevi, peccare non significa fare il male:
    non fare il bene, questo significa peccare .
    Quanto bene tu potevi fare! E non l’ hai fatto:
    non c’è stato un peccatore più grande di te.”

    Il decreto su Pio XII non è una questione interna alla chiesa, come vorrebbero farci credere. E’ come dire che il problema della pedofilia è un problema interno della chiesa che non riguarda i bambini aggrediti e profanati, che l’antisemitismo non riguarda gli ebrei, che l’accusa di deicidio non interessa le vittime di quella calunnia scellerata, o ancora, che i crimini dei carnefici non riguardano le vittime. E’ ovvio, poi, che se si fa parte di una commissione che deve giudicare i fatti e l’operato di Pio XII, la questione non è interna.

    Perfino nella diplomazia ufficiale la formula “questione interna” è usata raramente, magari nell’imminenza di una visita di stato e se proprio non se ne può fare a meno.

    Ma la visita del papa in sinagoga non è una visita di stato! Non doveva essere, piuttosto, il suggello della ripresa di quel dialogo religioso ebraico-cristiano, impossibile, da molti implorato senza benefici?

    C’è da chiedersi perché insistere a partecipare a tavoli di studio e dialoghi con un partner così inaffidabile. Il dialogo interreligioso dà l’avvio alla beatificazione del papa della shoah, con l’umiliazione delle vittime e senza il supplemento di indagine storica, richiesta e concordata ma resa superflua dal nuovo decreto.

    “Quando gli storici avranno modo di analizzare con serenità le carte che sono chiuse negli archivi, capiranno meglio la grandezza di questo Papa. La Santa Sede ha fatto tutto quello che poteva fare” con queste paternalistiche e arroganti parole del Cardinale Cottier, teologo della Casa Pontificia e collaboratore di Ratzinger, si intenderebbe chiudere per sempre la bocca agli ebrei e costringerli ad ingoiare l’amaro boccone.

    Da più di mezzo secolo qualcuno parla del “presunto silenzio” di papa Pacelli, ma il silenzio è l’unica vera verità e il giudizio degli ebrei rimane negativo e inalterato: agli ebrei non servono archivi, né documenti, che, se rimangono segreti, evidentemente non esistono, a meno che non si voglia preparare un’ulteriore falsificazione.

    L’unica verità incontestabile sono le vittime innocenti, gli uccisi solo perché erano quel che erano. Il loro assassinio reiterato resta l’unico inconfutabile giudizio sui loro carnefici che, seppure mascherati, non possono sfuggire alle proprie responsabilità.

    Questa beatificazione non è una questione interna alla chiesa. Chi sostiene tale posizione non è un diplomatico né un ministro e, pertanto, dovrebbe valutare l’azione del papa per quello che è: un’ennesima tentativo dei cristiani di mettere alla prova le proprie vittime e gli ebrei, aggredirli,opprimerli, umiliarli fino all’assimilazione.

    Pio XII compì delle azioni immorali e ciascuno ha diritto e dovere di esprimere la propria pubblica opinione, mentre considerare queste azioni come eroiche è una ripugnante apologia, è una colpa, è una violazione dei diritti umani degli ebrei e di tutte le vittime della shaoh.

    NO ALLA VISITA DEL PAPA IN SINAGOGA
    NO AL CROCIFISSO IN SINAGOGA

    Sostieni Gherush92
    Committee for Human Rights
    [email protected]

    23 Dic 2009, 21:51 Rispondi|Quota
  • #5Parvus

    Se fanno santo Pio XII, con la stessa logica dovrebbero far santo anche Pilato.

    23 Dic 2009, 22:32 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    Auschwitz, Pio XII, e i problemi di una Chiesa che non riconosce di aver taciuto

    di Donatella Di Cesare

    La scritta che dal giugno del 1940 segna l’ingresso del campo di Auschwitz, scomparsa lo scorso venerdì, è stata ritrovata dalla polizia polacca. Era stata tagliata in tre pezzi, uno per ogni parola: “Arbeit macht frei”. È evidente che non si tratta solo di “un atto di vandalismo” – come ha detto all’inizio il ministro polacco Andrzej Przewoznik. Piuttosto, e ben di più, il furto della scritta, in cui si condensa la storia del Novecento, è un attentato alla memoria.

    I “profanatori” materiali sono stati rintracciati; ma occorre ora chiedersi chi siano i profanatori intellettuali e per così dire spirituali. La domanda sulle responsabilità è ineludibile. Negli ultimi anni si è data quasi per scontata la memoria – e la celebrazione della memoria. Al punto da interrogarsi su come dire e come rappresentare. Ma nel centro dell’Europa cristiana – e questo centro è in Polonia, nella Germania dell’est, ma anche in Spagna e a Roma – rimane un territorio, in espansione, refrattario alla memoria, desideroso di cancellare e rimuovere. E le modalità di cancellazione sono molte. Non solo il furto della scritta.

    In un articolo intitolato “In nome di Edith” uscito qualche giorno fa in “Pagine ebraiche”, ho ripreso la poco discussa e molto discutibile questione della santificazione di Edith Stein. A questo proposito ho parlato di un articolo di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, docente all’università di Dresda, tra i nomi più prestigiosi della teologia cattolica in Germania. L’articolo del 2008 è intitolato: “Auschwitz senza fine?”. Mentre a ebrei come Jankélévitch viene imputato di nutrire solo “risentimento”, si aggiunge che “al cristiano” è dischiusa la possibilità di perdonare, anche il comandante di Auschwitz Rudolf Höss, perché il cristianesimo è “la fede il cui mistero suona: nell’assoluto c’è anche l’assoluzione”. Prese di posizione del genere non vengono smentite e non sono per nulla isolate. Al contrario: hanno il crisma dell’ufficialità.

    La notizia della beatificazione di Pio XII va inserita in tale contesto: quello di una Chiesa che non riconosce di aver taciuto come istituzione, di non aver detto neppure una parola per impedire quello che è avvenuto. E per non ammettere le proprie responsabilità, la Chiesa procede su un doppio binario, per un verso cristianizzando la Shoah, per l’altro occultando i propri errori. Questo binario è pericolosissimo. Per la Chiesa stessa. Qui non si tratta solo del dialogo con gli ebrei che peraltro non ne hanno mai messo in dubbiol’esigenza. Ma per dialogare con gli altri bisogna dialogare con se stessi. È questo che la Chiesa non fa. E allora ci si deve interrogare preoccupati sul futuro del cristianesimo in Europa. Ha scritto Abraham Joshua Heschel che “l’ebraismo è il sentiero di Dio nel deserto dell’oblio”. Ma che ne sarà dei cristiani, lontani dall’ebraismo, lontani dalla memoria?

    (Fonte: Notiziario Ucei, 21 dicembre 2009)

    23 Dic 2009, 22:41 Rispondi|Quota
  • #7ADOLFOSIBILIO

    CARI SALUTI A TUTTI, SIAMO D’ ACCORDO CHE SANTO E’ IL SIGNORE,CHE SIA BENEDETTO, SOSTITUIREMO IL TITOLO AGLI UOMINI MERITEVOLI DI BEATIFICAZIONE OK.
    IL GESTO DI CUI SI PARLA CHE NON E’ STATO FATTO, FORSE.
    I GESTI DI SALVEZZA OPERATI DA PIO A FAVORE DEGLI ALTRI POI SOPRAVVISSUTI SI SI!
    LA GENTE E’ STATA UCCISA DAI NAZISTI SE/IO INTERVENIVO FORSE CAMBIAVA SI/ NO
    ABBIAMO SAPUTO QUELLO CHE QUESTE CAROGNE COMBINAVANO PRIMA DOPO O MENTRE LO FACEVANO.
    DOVE STA QUELLA PERSONA CHE INFORMAVA DEGLI AVVENIMENTI BRUTTI NEI TEMPI SUFFICIENTI A REAGIRE??
    QUALCUNO CHI MI DISSE CHE 50 O 60 MILIONI SONO STATE LE VITTIME IN QUEL CONFLITTO E GRAZIE AL SIGNORE CHE CI HA EVITATO LE ATOMICHE.
    GLI OBBIETTIVI DI QUELLE CAROGNE ERA DI CANCELLARE LA STIRPE DI JESUS ELIMINANDO ANCHE I CRISTIANI- E’ VERO SI O NO
    RICORDIAMOCI TUTTI CHE ANCHE L’ANGELO CATTIVO CREDE IN DIO O NO E QUELLO LAVORA PER DISTRUGGERCI DA SEMPRE.! E SI AVVALE DI NOI PERSONE PER RAGGIUNGERE GLI OBBIETTIVI.
    E’ ORA DI ESUTORARLO DEFINITIVAMENTE.- SCUSATE GLI ERRORI.
    GRAZIE

    23 Dic 2009, 22:58 Rispondi|Quota
  • #8Emanuel Baroz

    “In troppi ricordano solo per apparire”

    Piero Terracina, ex deportato ricorda quei mesi terribili. “Ad Auschwitz bevevo il fango per vivere”. E racconta: “Stavamo ore nel cuniculo poi ci picchiavano con i bastoni”.

    Piero Terracina è un ex deportato. Arrestato il 7 aprile del 1944, è rimasto ad Auschwitz fino al 27 gennaio del 1945, ma è tornato a Roma solo nel dicembre del 1945.

    Terracina, come era la vita nel campo di sterminio?
    «Auschwitz era l’inferno. Ho eseguito più lavori in quel campo. Quello che ho fatto per più tempo era scavare canali nella palude di Birkenau, partendo dal campo fino al fiume. Era un lavoro massacrante, sempre nel fango senza rifornimento di acqua. Bevevamo la fanghiglia: infilavamo una canna nella parete che stavamo scavando e prendevamo qualche goccia mischiata alla terra. Spesso la sera dovevamo riportare nelle cuccie i compagni che non ce l’avevano fatta».

    Lei ha mai pensato di non farcela?
    «Era il primo pensiero della mattina. Si viveva minuto per minuto. I pericoli in un giorno erano continui. Malgrado tutto cercavamo di non pensare».

    È stato picchiato?
    «Come tutti continuamente, il bastone era incombente. Ma non ho mai subito la punizione vera e propria».

    Cosa erano le punizioni?
    «Erano di varie tipologie. Quelle più lievi erano 25 bastonate menate da due prigionieri che dovevano colpire con tutta la forza o sarebbero stati puniti anche loro. Quella più grave era l’impiccagione».

    Che effetto fa tornare ad Auschwitz dopo anni?
    «Sono sensazioni laceranti. Ma andando lì con i giovani c’è un ritorno positivo. Quei ragazzi non scorderanno mai quell’esperienza».

    Il Giorno della Memoria è importante?
    «Non lo ritengo tanto importante. Per me ogni giorno è il Giorno della Memoria. Può essere l’inizio di un cammino per gli studenti, ma non si può esaurire in una giornata».

    Qual è la sua più grande paura?
    «A volte provo un senso di fastidio nelle cerimonie ufficiali perché c’è chi partecipa solo per apparire e per dire banalità. Questo mi dà fastidio, ma non è paura».

    Durante il periodo del nazismo quanti parenti ha perso?
    «Io sono stato deportato con tutta la famiglia: i genitori, il nonno, due fratelli, una sorella e mio zio. Eravamo otto. Solo io ho fatto ritorno a casa».

    (Il Tempo, 26 gennaio 2010)

    31 Gen 2010, 20:08 Rispondi|Quota
  • #9Antonio

    che facce di merda, questi ebrei…. arroganti e strafottenti pergiunta. Oramai infettano tutto e ovunque. Hitler non li ha danneggiati,ha fatto loro un favore permettendogli di frignare e piagnucolare in eterno pretendendo ragione contro tutti. Poi ‘sti pezzenti tutti adesso sbucano dalle fognature…non potevano farsi sentire un pò prima? Gentaccia senza onore nè dignità, ladri,furbastri ed arroganti presuntuosi. Altri popoli hanno sofferto, ma con molta più dignità di questa feccia.

    28 Set 2010, 23:51 Rispondi|Quota
    • #10Emanuel Baroz

      fatte curà Antò….e pure de corsa!

      3 Ott 2010, 16:11 Rispondi|Quota
  • #11Parvus

    E, lo dico da cattolico: se anche non fosse riuscito a salvare nessuno, avrebbe salvato il suo nome.
    Perché la chiesa potrà farlo anche arcisanto. Ma nella storia passerà come il papa del vile silenzio.

    16 Ott 2012, 22:41 Rispondi|Quota
  • #12HaDaR

    I papi Pio XI e Pio XII non hanno MAI pronunciato la parola “ebrei” in nessun loro discorso radiofonico o lettera pastorale sin dall’ascesa al potere di Hitler, יש״ו. Attendo smentite. In luoghi pieni di cattolici e di antisemiti, come Italia, Francia, Austria, Belgio, Polonia, Slovacchia, Romania, Ungheria, Ucraina, Lettonia, Lituania, Bielorussia ed Estonia, un discorso (tipo natale!) in cui si chiedesse almeno “compassione” per gli ebrei, avrebbe probabilmente salvato milioni e fermato la mano omicida di tanti fanatici cattolici che collaborarono volenterosamente come carnefici di Hitler, יש״ו.

    16 Ott 2015, 15:50 Rispondi|Quota
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