L’Unesco prende a calci la storia pur di accontentare i palestinesi

 
Emanuel Baroz
23 ottobre 2015
4 commenti

Se l’Unesco requisisce i patrimoni della storia ebraica

di Fiamma Nirenstein

unesco-voto-israele-muro-occidentale-muro-pianto-kotel-gerusalemme-focus-on-israelCi provano e ci riprovano a cancellare il legame millenario del mondo ebraico con la sua più certificata e indispensabile origine nella terra d’Israele, anche se alla fine i palestinesi hanno dovuto rinunciare a presentare la mozione con cui chiedevano all’Unesco di riconoscere il Muro del Pianto come parte integrante della Moschea di Al Aqsa.

Sì, avete capito bene, avevano pianificato di incamerare il più grande monumento al passato degli ebrei, il maggiore simbolo del loro attaccamento a Gerusalemme in territorio di dominio islamico. Non è cosa da poco: si tratta della conquista simbolica del luogo più santo alla tradizione religiosa ebraica, un’aggressione culturale e morale di prima grandezza. E anche di una mossa intelligente dato che fin’ora il voto dell’organizzazione dell’Onu per l’educazione scientifica e culturale è stato sempre molto compiacente. Infatti per il Muro del Pianto non è andata e all’ultimo momento la mozione è stata corretta perché si sono tirati indietro persino Russia, Cuba e Cina, gli abituali alleati dell’offensiva che disegna i palestinesi come eredi legittimi della tradizione dell’area.

Tuttavia con 26 voti favorevoli, 5 contro e 23 astenuti sono stati attribuiti ai palestinesi due siti fondamentali per la tradizione ebraica. Il primo è la Tomba di Rachele, un piccolo, elementare monumento commovente fuori di Betlemme: Rachele è una delle quattro madri d’Israele, e la casa che funge da sepolcro un luogo ancora più caro agli ebrei perché secondo la tradizione ogni donna che desidera un bambino deve compiervi un fruttuoso pellegrinaggio. Il secondo sgarro storico e religioso l’Unesco lo fa con la Tomba dei Patriarchi a Hebron, dove si venera da millenni la memoria di Abramo, Isacco e Giacobbe, di cui niente di più biblico si può immaginare. Oltre a queste fantasiose attribuzioni dell’Unesco, la mozione contiene una serie di condanne allo Stato ebraico, che propinano una quantità di bugie e di pretese di legare le mani agli archeologi e ai restauratori di Israele. Vi si bacchettano scavi archeologici e interventi di ogni genere a Gerusalemme, come se Israele non avesse nessun diritto a agire dentro la Città Vecchia, e soprattutto quando è noto che volontariamente e con malizia per via dei lavori ordinati dall’Waqf sono stati spazzati via con le ruspe a quintali reperti che avrebbero potuto ricordare la storia dei Templi di Gerusalemme, quello di Salomone e quello di Erode, retaggio ebraico mille volte descritti nei testi antichi e riconosciuto in altri tempi dall’Waqf stessa.

Lo Stato d’Israele ha respinto con sdegno la risoluzione del comitato esecutivo dell’Unesco spiegando che «la risoluzione si propone di trasformare il conflitto israelo-palestinese in uno scontro religioso» e che il comitato «si è unito ai piromani che hanno dato fuoco ai uno dei luoghi più sensibili dell’umanità». Anche il direttore generale dell’Unesco Irina Bokova aveva avvertito che una presa di posizione così estremista avrebbe «alimentato tensioni» ma i pompieri sono riusciti a spegnere solo una parte delle fiamme che possono davvero portare a un disastro. Infatti quanto più i palestinesi gioiscono perché agli ebrei viene negato persino il diritto di poter almeno visitare, e in numero limitato, il luogo più sacro, Il Monte del Tempio, tanto più si sentiranno rafforzati nella loro tecnica negazionista circa la storia a Gerusalemme. Netanyahu ha dichiarato comunque che «i profondi legami ebraici ai luoghi santi di Gerusalemme e delle sue vicinanze (ci si riferisce a Betlemme e a Hebron, ndr) sono innegabili, e nessuna decisione dell’Unesco potrà cambiarli».

La fallita richiesta dell’annessione del Muro del Pianto ai beni islamici dà la misura di chi attui la sovversione dello status quo: è la tecnica infatti di chi nega il rapporto legittimo fra gli ebrei e lo Stato d’Israele. Il Muro del Pianto, costruito 800 anni prima delle Moschee per contenere il terrapieno del Secondo Tempio non è solo una grande audace costruzione di pietre rosate: è la casella postale del Padreterno in cui, piangendo, la gente di tutto il mondo, e non solo gli ebrei, ficca bigliettini che chiedono aiuto per una guarigione miracolosa, un amore impossibile, il pane, la pace. Chi non ricorda papa Woytila col suo biglietto infilato con mano tremante in una fessura? Chi non conosce i singhiozzi delle folle ebraiche che si riuniscono al tempio nella ricorrenza di Tisha be Av quando si ricorda la caduta del Tempio nel 70 d.E.V.? Quale ebreo non ha sognato, a New York e a Roma come nello shtetl e anche nel campo di concentramento,che almeno una volta la sua mano toccasse quelle pietre? È barbarico trasformare la storia ebraica in territorio di conquista, fa il paio con la distruzione islamista di Palmira.

(Fonte: Il Giornale, 23 Ottobre 2015)

Nella foto in alto: il Kotel ha Maharavì (Muro Occidentale) di Gerusalemme

Per ulteriori approfondimenti sulle discutibili decisioni dell’Unesco degli ultimi anni invitiamo a leggere i seguenti articoli:

Quando persino l’Unesco esagera

Per l’Unesco anche Maiomonide è musulmano!

Il voto dell’Unesco per la Palestina: una farsa, ma pericolosissima

Denuncia del Wiesenthal Center: l’Unesco finanzia periodico palestinese che glorifica Hitler

I bulldozer di Hamas distruggono un patrimonio dell’umanità, ma l’UNESCO tace

 

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  • #1Emanuel Baroz

    Come l’UNESCO deruba Israele e poi passa la refurtiva agli arabi

    di Deborah Fait

    Rachele è una delle 4 matriarche di Israele. Sposa bellissima di Giacobbe/ Israele che per amor suo accetto’ di lavorare presso il suocero per 7 anni prima di poterla sposare. Madre di Giuseppe la cui tomba è stata recentemente incendiata da un’orda di palestinisti furiosi.

    La tomba di Rachele si trova a Betlemme, una piccola casetta bianca già trasformata in moschea nel 1990 , quando fu riconosciuta come sito UNESCO e chiamata in arabo Bilal bin Rabah. E’ stato il primo atto del furto della tradizione e della cultura ebraica. Il secondo e definitivo è avvenuto nei giorni scorsi quando l’Unesco ha ufficializzato il suo crimine decretando che la Tomba di Rachele e la Tomba dei Patriarchi, Abramo, Isacco, Giacobbe, sono entrati a far parte integrante della “Palestina” e riconosciuti come siti islamici.

    Dunque, le Tombe dei Padri e della Madri di Israele, luoghi sacri e venerati dagli ebrei, sono proprietà di uno stato che non c’è, di una popolazione che non ci metterà niente a sfregiare la nostra tradizione biblica, e di una religione, l’Islam, che distrugge i simboli delle altre fedi e sgozza chiunque non sia islamico.

    Proprio ieri, guarda un po’ il caso, un bandito nero dell’Isis, in perfetto ebraico, ha promesso che invaderanno Israele, sgozzeranno gli ebrei e li butteranno nelle immondizie.

    Ormai quasi tutti i luoghi sacri degli ebrei sono finiti nelle mani palestiniste e fa male al cuore pensare che un popolo inventato, che ha rubato agli ebrei persino il nome, stia riuscendo , con la complicità del mondo intero, ad ottenere ciò che vuole per arrivare alla desiderata cancellazione di Israele incominciando a depredarne la Memoria: A Hebron, la Grotta di Macpela o Tomba dei Patriarchi, da due giorni ufficialmente sito islamico, e’ già sfregiata da anni. I catafalchi dove, secondo la tradizione, riposano Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Leah, sono completamente imbrattati da scritte in arabo e gli ebrei possono entrarvi a pregare soltanto quando gli arabi danno il permesso.

    La Tomba di Giuseppe è stata incendiata per la seconda volta pochi giorni fa, parte degli antichi libri sacri persi per sempre.

    La Tomba di Rachele, dove per millenni le ragazze ebree andavano a pregare per avere bambini, è stata trasformata in moschea e decretata islamica.

    Sul Monte del Tempio, costruito da Salomone 3000 anni fa, le ruspe palestinesi hanno fatto scempio di ogni reperto archeologico del Primo e Secondo Tempio, impedendo agli archeologi di fare i loro scavi dentro la Città Vecchia di Gerusalemme, secondo loro, off limits per Israele. Gli ebrei possono salire sul Monte solo in determinati giorni e ad orari precisi, non possono pregare, ogni visita deve essere concordata ed è obbligatorio seguire un itinerario deciso dal Waqf.

    Nonostante queste regole, severamente osservate, ogni ebreo che sale sul Monte riceve sputi, pietre, minacce, spintoni e aggressioni fisiche. La visione di un video di bambini ebrei piangenti, tutti rannicchiati su se stessi, terrorizzati da donne e da energumeni urlanti “Allah è grande”, mi ha stretto il cuore.

    Come può una religione essere così impietosa, così crudele, così fanatica, così disumana.

    Come possono gli occidentali difenderla e rispettarla a scapito degli ebrei che non impongono la loro fede a nessuno e che vorrebbero solo stare in pace, lo stesso succede ai cristiani. I cristiani?

    Il Vaticano? La Chiesa? Hanno proferito parola quando Abu Mazen ha detto ” …anche la Chiesa del Santo Sepolcro è nostra” ? Niente, la sua prepotenza è passata senza che qualcuno reagisse, nel più profondo e vergognoso silenzio. Il Papa non ha fiatato, la Mogherini idem, tutti complici di colui che vuole appropriarsi di luoghi sacri non suoi fomentando odio e predicando la violenza.

    E i frati? Che ha detto il Custode di Terrasanta, padre Pizzaballa, sempre pronto a scatenarsi contro Israele? Silenzio. Vogliono fregargli il Santo Sepolcro e loro stanno in silenzio.

    Questa è la politica distruttiva di un paese inventato di sana pianta per delegittimare Israele e arrivare infine allo sterminio e questi sono i suoi vigliacchi servi che siedono nella sede parigina dell’Unesco e che hanno votato si al furto dei luoghi sacri del Popolo ebraico: Francia, Spagna, Austria, Svezia, Norvegia, più di mezza Europa (complimenti Mogherini), poi India, Cina, Russia, Brasile e avanti così.

    Hanno votato contro Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Paesi bassi, Repubblica Ceca e Estonia.

    L’Italia è tra gli astenuti. Complimenti vivissimi, Renzi.

    Quando Arafat a Camp David fece arrabbiare Clinton dicendo che gli ebrei non hanno nessun legame con Israele e che sul Monte del Tempio non era mai esistito nessun tempio ebraico, credevamo fosse una delle tante piazzate del raiss terrorista, invece, eccoci qua.

    Avevamo fatto i conti senza la potenza arabo-islamica , il suo odio viscerale contro Israele e l’odio del resto del mondo pronto a fare qualsiasi cosa pur di bastonare gli ebrei. Ce l’hanno fatta a rubare, ce l’hanno fatta con 26 voti a favore, 5 contro e 23 astenuti.

    Ma non gli bastava il furto della cultura ebraica, della nostra tradizione millenaria, dalla conferenza dell’Unesco sono partite anche una serie di risoluzioni contro Israele, naturalmente, ritenuto responsabile dell’ondata di terrorismo palestinese che sta colpendo il paese. Loro ci ammazzano e a noi viene data la colpa.

    E’ Chiaro? Certo, è elementare. E’ così che funziona. E, riguardo ai furti, ci è anche andata bene perchè Abu Mazen voleva anche il Kotel, il Muro del pianto, chiamato così perchè bagnato, per più di 2000 anni, dalle lacrime degli ebrei per il Tempio distrutto e Gerusalemme perduta.

    E’ l’unico muro dei quattro esterni dell’area del Tempio, rimasto in piedi dopo la distruzione ad opera dei Romani, l’unico luogo dove gli ebrei possono pregare e sentire la vicinanza della presenza divina. E’ il sito più sacro per l’ebraismo, da quando il Tempio non c’è più, dove, nelle fessure tra una pietra millenaria e l’altra, si vedono spuntare, bianchi, migliaia di bigliettini scritti da ebrei e non ebrei, credenti e atei, che chiedono amore, felicità, pace. Bigliettini da presentare al Divino arrivano anche per posta (” A Dio, Gerusalemme, Israele”) e i rabbini li mettono tra le pietre.

    Si, voleva anche il Kotel il presidente decaduto da 9 anni di un paese mai esistito, “Hait al Buraq ( così lo chiamano loro dal nome dell’asino di Maometto) fa parte di Al Aqsa” si è messo a blaterare nel tentativo di far scoppiare una guerra di religione che porterebbe alla totale distruzione del Medio Oriente. Per fortuna Irina Bokova, direttrice generale dell’Unesco, consapevole del pericolo, ha consigliato di soprassedere ma non sappiamo fino a quando. I palestinisti comandano il mondo in nome del paesechenonc’è e la minaccia del terrorismo.

    Solo 70 anni fa l’Europa ha bruciato i nostri corpi, adesso permette ai barbari di depredare ogni punto di riferimento della nostra Storia per distruggere anche la nostra anima.

    No, non ci riusciranno mai. La guerra del Mondo contro gli ebrei continua ma noi siamo invincibili.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=60057

    24 Ott 2015, 20:31 Rispondi|Quota
  • #2Ily

    È semplicemente assurdo tutto questo. Da cristiana mi sento offesa allo stesso modo. Non mi interessa dell’UNESCO e delle sue assurde prese di posizione; UNESCO poi che si è dimostrato incapace di proteggere importanti reperti archeologici (bravi! complimenti vivissimi!).
    Chi cerca di negare la storia e di forzarla in questa maniera è al pari di chi distrugge un reperto, e chi distrugge un reperto distrugge la storia e la verità.

    26 Ott 2015, 15:37 Rispondi|Quota
  • #3Ily

    Grand mufti: There was never a Jewish Temple on Temple Mount

    (Jerusalem Post)

    27 Ott 2015, 10:48 Rispondi|Quota
  • #4Ily

    Western Wall rabbi condemns UNESCO for declaring forefathers’ tombs to be Islamic sites

    Rabbi Shmuel Rabinowitz, the Supervisor of the Western Wall and the holy places, strongly condemned UNESCO, the United Nations cultural body, for asserting in a resolution of its Executive Board that the Cave of the Patriarchs in Hebron and the Tomb of Rachel on the outskirts of Jerusalem as an integral part of Palestine.

    – JPost.com

    29 Ott 2015, 17:15 Rispondi|Quota
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